Un magistrato pontino guida l’indagine sul figlio di Beppe Grillo accusato di stupro

19/04/2021 di
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C’è un magistrato pontino, Gregorio Capasso, originario di Aprilia e per molti anni in servizio alla Procura di Latina, dietro l’indagine sullo stupro contestato al figlio di Beppe Grillo. L’episodio risale al luglio 2019 quando, dopo una serata passata al Billionaire in Costa Smeralda, in un appartamento a Porto Cervo quattro giovani avrebbero violentato – questa l’accusa – una studentessa 19enne milanese di origine scandinava in vacanza nel nord Sardegna con un’amica. Tra gli indagati anche Ciro Grillo, figlio del comico e fondatore del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo.

Concluse le indagini a novembre 2020, la Procura di Tempio Pausania, competente per il territorio della Gallura e guidata proprio da Gregorio Capasso, sta per tirare le fila dell’inchiesta. Sulla base di tutti gli elementi a sua disposizione nei prossimi giorni, se non nelle prossime ore, trasferirà gli atti al Gup del Tribunale e si conoscerà la sua scelta: richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione.

A pesare sulla decisione che prenderanno il procuratore della Repubblica Gregorio Capasso e la pm Laura Bassani non solo le testimonianze della giovane presunta vittima e della sua amica, ma anche sopralluoghi nell’appartamento nella disponibilità di Grillo in Costa Smeralda, audizioni di varie persone informate dei fatti, perizie, verifiche sui telefonini e gli interrogatori degli indagati. Questi ultimi si sono prolungati anche nei giorni scorsi. Su richiesta dei legali, sono stati risentiti Ciro Grillo e gli altri tre giovani, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.

Giovedì è stata la volta del figlio di Grillo che avrebbe ripetuto la versione già fornita oltre un anno fa: nessuna violenza sessuale, semmai rapporti di gruppo consenzienti. Durante l’interrogatorio, sul quale la Procura, ma anche gli stessi legali tengono il massimo riserbo, sarebbero stati poi precisati alcuni dettagli della vicenda, comprese le circostanze di alcune foto scattate all’amica della giovane che ha denunciato la presunta violenza da parte dei quattro ragazzi, mentre l’altra ragazza dormiva. «Mi hanno violentata», ha sempre sostenuto la studentessa assistita da Giulia Bongiorno, avvocata e senatrice leghista.

Secondo gli stralci delle carte dell’inchiesta pubblicati da alcuni quotidiani, nell’atto d’accusa della Procura la ragazza sarebbe stata «afferrata per i capelli per bere mezzo litro di vodka e costretta ad avere rapporti di gruppo» dai quattro giovani, che avrebbero «approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica» di quel momento. «Era consenziente», si sono sempre difesi Grillo e gli amici, supportati dal loro pool di avvocati (Enrico Grillo per Ciro Grillo, Ernesto Monteverde e Mariano Mameli per Capitta, Romano Raimondo e Gennaro Velle per Corsiglia, Paolo Costa per Lauria).

Tra i vari testimoni che sono sfilati in Procura in questi anni anche Parvin Tadjik, madre di Ciro. La sera dormiva nell’appartamento accanto a quello in cui si sarebbe consumata la violenza, ma agli inquirenti ha detto di non essersi accorta di niente. Gli investigatori hanno ispezionato il posto, hanno misurato posizione e distanza delle camere da letto, analizzato i cellulari, dove sarebbero state trovate tracce di quella serata del 16 luglio 2019.