Infermiera malata, 12 bimbi contagiati ma nessuna epidemia

25/08/2011 di

Salgono a 12 i bambini nati al Policlinico Gemelli di Roma tra marzo e luglio risultati positivi ai test della Tbc, nell’ambito del monitoraggio avviato dalla Regione Lazio dopo la scoperta di una infermiera affetta da tubercolosi che aveva lavorato nel nido della struttura. Oggi l’Unità di coordinamento che sta gestendo le attività di controllo su 1.271 minori, presieduta dalla governatrice Renata Polverini, ha fatto il punto della situazione, e sono emersi dai risultati dei test due nuovi esami positivi. Si tratta di due maschietti, uno nato ad aprile e uno a giugno. Anche in questo caso, come nei precedenti, le famiglie dei piccoli sono state subito informate dalle autorità. I due neonati si aggiungono ai dieci positivi già accertati, otto nati a luglio e due a marzo. C’è poi il caso della bimba di cinque mesi ricoverata al Bambino Gesù, le cui condizioni non destano preoccupazioni, la cui malattia però non è collegabile con certezza all’infermiera del Gemelli, ora ricoverata allo Spallanzani. Gli esperti dell’Unità di coordinamento ricordano comunque che la positività al test non significa malattia ma esprime solo l’avvenuto contatto con il bacillo. Sui due neonati sono stati già programmati ulteriori controlli e sarà proposta la profilassi, che evita il rischio di sviluppare la malattia a seguito dell’avvenuto contatto con il micobatterio. Nessuno dei bimbi risultati positivi fino a oggi e sottoposti agli ulteriori controlli è comunque risultato ammalato. Un dato che potrà essere tranquillizzante per le famiglie, specie per quelle il cui piccolo è nato a luglio, il mese che per ora ha segnato la maggioranza dei positivi. «L’infermiera – la rimostranza di una coppia di genitori trentenni – ha circolato malata e nessuno se n’è accorto. È inqualificabile e insopportabile. Saremmo pronti a fare causa». «Le famiglie – la replica di Giovanni Fadda, ordinario di Microbiologia della Cattolica, direttore del dipartimento di Diagnostica microbiologica e del laboratorio di referenza per la tubercolosi della Regione Lazio – devono stare tranquille, la tubercolosi in Italia ha una bassissima incidenza. Il fatto che li si richiami e li si visiti è garanzia che sono seguiti, e la profilassi impedirà al microorganismo eventualmente presente di ripresentarsi in futuro». Intanto il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria in seguito alla pubblicazione da parte di diversi media di alcuni dettagli personali dell’infermiera, come nome, età e iniziale del cognome: «Anche quando fossero stati forniti in una sede pubblica – spiega il garante – i mezzi di informazione evitino di riportare informazioni non essenziali che possano ledere la riservatezza e possano indurre ulteriori stati di allarme in coloro che si sono avvalsi dei servizi dell’ospedale o sono entrati in contatto con la persona». Sul caso è intervenuto poi Riccardo Milana, esponente dell’Api: «Il ministro Fazio – ha affermato – venga in parlamento a riferire immediatamente sulla situazione», mentre la Lega Nord della Provincia di Trento chiede l’obbligo di reintrodurre il libretto sanitario: «È risaputo – spiegano – come l’ingresso indiscriminato di immigrati abbia provocato la ricomparsa di malattie scomparse da tempo». La Regione Lazio, dal canto suo, prosegue le operazioni di controllo: «Oggi – fanno sapere – sono stati fissati ulteriori 200 appuntamenti per un totale di oltre 700 controlli. Entro il 31 agosto tutti i bambini interessati saranno sottoposti a visita e test».