Imprenditore si arrampica sulla basilica di San Pietro per la quinta volta

22/12/2014 di

«Passerò il Natale qui. Voglio che il premier Renzi venga di persona ad incontrarmi». Marcello Di Finizio «scala» ancora la Basilica di San Pietro, senza raggiungere – come aveva fatto già altre quattro volte – la cupola di Michelangelo ma fermandosi sul timpano che sovrasta il loggione da dove il 25 dicembre papa Francesco darà la benedizione «Urbi et Orbi». L’imprenditore triestino manifesta ormai da anni contro la direttiva comunitaria Bolkestein che impone la messa all’asta delle concessioni demaniali a partire dal 2016. Una legge che – secondo Di Finizio – sarebbe stata la causa della perdita del suo lavoro e poi anche della casa. «Sarà una protesta ad oltranza, senza mangiare, senza bere e senza dormire – dice -, finchè non cado per sfinimento. Commetteranno un omicidio sotto gli occhi di milioni di persone».

Di Finizio, assicurato solo con una fune e «armato» di una luce ed un computer portatile, ha attirato l’attenzione di numerosi turisti e romani che lo hanno notato seduto sul cornicione della facciata della basilica. «Voglio parlare con Renzi in persona – afferma -. Non ho alternative, devo lottare fino alla fine. Mi hanno portato via la casa e mi stanno portando via anche il lavoro, cosa mi resta?».

Tutto ebbe inizio nel 2008, quando il suo locale, piuttosto conosciuto sul lungomare di Trieste, venne incendiato. Da allora la vita dell’imprenditore cambiò radicalmente con la chiusura della «Voce della Luna» e i conseguenti problemi economici. Nel 2012 occupò per tre giorni lo storico pontone-gru «Ursus», nel Porto Vecchio di Trieste. Protesta bissata a maggio di quest’anno, quando vi rimase per 80 giorni. Poi, ancora nel 2012 e nel 2013, mise a segno tre blitz sulla cupola di San Pietro, sempre con lo stesso stratagemma, mimetizzandosi tra le centinaia di turisti che ogni giorno salgono sulla basilica per ammirare la Capitale dall’alto. L’ultima azione dimostrativa risale a marzo di quest’anno, quando rimase sul «cupolone» per 48 ore, al termine delle quali finì anche in una cella della gendarmeria vaticana. Nonostante l’arresto (con remissione in libertà) e l’intimazione del magistrato a non avvicinarsi alla basilica, oggi Di Finizio è stato di nuovo protagonista dell’ennesima protesta. «Io sono solo un esempio, l’ennesima vittima di questa macelleria sociale – dice -. Ma almeno ho il coraggio di morire con dignità».