Fondi, l’Antimafia indaga sul business dei clandestini: 37 indagati. Fino a 15.000 euro per un visto

20/09/2017 di
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Gli agenti della Questura di Latina e del commissariato di Fondi, su delega della Procura della Repubblica di Roma-Direzione Distrettuale Antimafia, hanno notificato la conclusione delle indagini a 37 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di cittadini stranieri provenienti quasi tutti dal Bangladesh, ma anche dall’India e dal Pakistan, nonché di contraffazioni, falsi ideologici e di aver indotto in errore pubblici ufficiali adibiti al rilascio di nulla osta di ingresso, visti di ingresso e rilascio di permessi di soggiorno.

L’attività investigativa condotta da personale della Polizia di Stato del Commissariato di Fondi è durata circa tre anni e ha portato ad accertare l’esistenza di un’associazione criminale operante nell’agro fondano e con ramificazioni a Roma, dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo quanto emerso dalle indagini, la gang criminale favoriva l’ingresso in territorio nazionale di extracomunitari con regolare invio telematico da parte dei datori di lavoro ma in realtà le numerose richieste di nulla osta inoltrate erano state effettuate con l’unico fine di lucrare sui cittadini extracomunitari, i quali, per poter ottenere la richiesta nominativa da parte del datore di lavoro, indispensabile per il ritiro del visto d’ingresso, erano disposti a pagare ingenti somme di denaro, variabili dai 5.000 ai 15.000 euro.

Una volta ottenuto sul passaporto l’apposizione del visto, lo straniero entrava «apparentemente in regola» nel territorio nazionale superando i controlli presso gli aeroporti, dopodiché se ne perdevano le tracce, rimanendo così nella clandestinità e prestando lavoro privi di qualunque tutela, anche per pagare le grosse cifre di denaro necessarie per ottenere i documenti. Le indagini hanno acclarato che in un primo momento erano stati coinvolti ignari datori di lavoro di cui venivano contraffatti i documenti di identità e delle rispettive aziende; successivamente, dopo l’avvio dell’attività investigativa sulle contraffazioni, l’associazione si è avvalsa di datori di datori compiacenti. Il numero delle istanze inoltrate da ciascun datore di lavoro era talmente elevato da non trovare alcun fondamento né per la realtà produttiva locale né per il volume degli affari delle aziende coinvolte. Per poter superare i controlli degli Uffici competenti l’organizzazione era in grado di depositare tutta una serie di documentazione falsa che rendeva impossibile un efficace controllo da parte degli uffici competenti, i quali, indotti in errore, rilasciavano parere positivo per ciascuna pratica incrementando essi stessi il fenomeno criminale.

Durante le indagini, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state vagliate le posizioni di circa 2000 stranieri. Considerati gli importi rilevanti pagati dai cittadini extracomunitari, una media di circa 10.000 euro a persona, ed il numero così elevato delle pratiche attenzionate, il giro di affari dell’associazione sicuramente si aggirava intorno a diversi milioni di euro.

Al termine dell’attività sono stati emessi i 37 avvisi di conclusione delle indagini preliminari che il Commissariato sta notificando in questi giorni. Tra gli indagati soggetti già noti alle Forze di Polizia, datori di lavoro compiacenti dell’agro fondano, impiegati di patronati, un cittadino bengalese tra i promotori dell’associazione criminosa ed un cittadino indiano, entrambi residenti a Roma.

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