Alcol, a Latina 6 ragazzi su 10 praticano il Binge Drinking

14/07/2015 di
ragazza-alcol-binge-drinking

ragazza-alcol-binge-drinkingUn drink dietro l’altro, salito alle cronache come “binge drinking”, per il 60% dei ragazzi sotto i vent’anni, sigaretta in bocca per il 30% mentre il 12,5% fa uso congiunto di alcol, fumo e altre sostanze.

Sono i numeri dello studio “Alcol e giovani” sull’impatto dell’alcol negli adolescenti nella Regione Lazio, che ha visto coinvolto un campione di 2.704 ragazzi di licei di Roma, Frosinone e Latina di età tra i 14 e i 19 anni.

Una ricerca finanziata con un «contributo importante » da Fondazione Roma, da sempre attiva nel settore della sanità e della ricerca scientifica. «Siamo andati per circa un anno nelle scuole del Lazio a fare i test, a convincere i ragazzi a farci entrare nel loro intimo», ha spiegato Antonio Gasbarrini, professore di gastroenterologia all’università cattolica Sacro cuore di Roma, curatore della ricerca.

I RISULTATI. Sei adolescenti su dieci pratica il binge drinking, la cosiddetta abbuffata alcolica. «Il 30% del campione – spiega Antonio Gasbarrini, Professore di Gastroenterologia ‘Università Cattolica del Sacro Cuorè di Roma – dichiara di essere fumatore, il 12.5% fa uso congiunto di alcol, fumo e altre sostanze, il 60% pratica il bingedrinking». Questi valori, ha affermato l’esperto, sono abbastanza rappresentativi anche delle tendenze nazionali.

«È emerso ad esempio che il 26% dei ragazzi ha una forma di ansia – sottolinea Gasbarrini – e questo aumenta il rischio di binge drinking». Il problema, ha spiegato Emanuele Scafato, Direttore Osservatorio nazionale alcol, CNESPS, è in crescita. «Il 17% di tutte le intossicazioni alcoliche che arrivano in pronto soccorso riguarda minori – ha ricordato -. Fino ai 25 anni è il solo uso che fa male, perchè il cervello è ancora in formazione. In Italia ci sono 17mila morti l’anno, è la prima causa tra i giovani». Più che nuove norme, ha sottolineato Ranieri Guerra, direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute, bisognerebbe far rispettare quelle esistenti. Una delle misure da prendere, ha sottolineato Walter Ricciardi, commissario dell’Iss, è un aumento della tassazione. «È dimostrato che diminuisce i consumi – ha spiegato -. Inoltre andrebbero coinvolti i medici di medicina generale, che non chiedono ai pazienti se bevono».