Uragano Irene, quando il disastro fa spettacolo

26/08/2011 di

La furia della natura è da sempre un banco di prova per il cinema di
spettacolo che, fin dai tempi del muto, si è cimentato con gli effetti speciali
applicati alla paura e alla suggestione che i cataclismi suscitano in ognuno di noi.
Terremoti, vulcani in eruzione, piogge torrenziali e cadute di meteore dominano gli
schermi fin dai tempi di ‘Gli ultimi giorni di Pompeì (1913) e di recente si sono
spesso collegati al filone del cinema catastrofico con echi ecologici e futuribili.
Basti pensare ai recenti ‘The Day after Tomorrow’ o ‘2012’, entrambi dello specialista
Ronald Emmerich.

Le immagini ricorrenti di queste ore sull’uragano Irene e la memoria di fenomeni
precedenti come quello di Katrina che spazzò New Orleans nel 2005 sono
indistricabilmente legate alla ricostruzione cinematografica di eventi simili. Vengono
allora subito alla mente le spettacolari sequenze di ‘Twister’, il film sugli uragani
diretto nel 1996 da Jan de Bont e ispirato al best seller divulgativo di Michael
Crichton che della pellicola fu anche produttore. E poi, sull’onda di quel successo,
Hollywood si affrettò a sfornare tra il ’98 e il ’99 ‘Pioggia infernalè di Mikael
Salomon e ‘Uraganò di Done Harris. Circa dieci anni prima, con diversa finezza
psicologica ma analogo entusiasmo per la ricostruzione della furia naturale, c’era
stato ‘Uraganò dello svedese Jan Troell e anche Ang Lee aveva collegato la furia degli
elementi al disastro interiore degli individui nel suo ‘Tempesta di ghiacciò del 1997.

Forse uno degli esempi più clamorosi del cinema catastrofico recente rimane ‘La
tempesta perfettà di Wolfgang Petersen con George Clooney eroico navigatore, ma spesso
tifoni e acqua a catinelle hanno alimentato un filone parallelo di Hollywood: quello
delle catastrofi esotiche. Ecco allopra il mitico ‘Le piogge di Ranchipur’ con Richard
Burton in turbante indiano (di Jean Negulesco, 1955) e gli ancor precedenti ‘La
distruzione del mondò di Felix Feist (1933), ‘La grande pioggià di Clarence Brown
(1939) e ‘Tifone sulla Malesià di Louis King (1940).

E come non ricordare l’eco delle catastrofi naturali raccontate da Joseph Conrad in
‘Lord Jim’ e ‘Tifonè nel ‘Lord Jim’ di Richard Brooks (1965) con Peter Ò Toole o in
‘Apocalypse Now’ di Francis Ford Coppola (1980) il cui set fu investito e distrutto da
un vero ciclone coraggiosamente ripreso dagli operatori per farne parte della
pellicola. La realtà si è ripresa la scena proprio dopo la catastrofe di New York, tra
gli eventi che più hanno colpito la sensibilità degli americani. Agli eroi e alle
vittime di Katrina Spike Lee dedicò il monumentale documentario ‘When the Levees
Broke: A Requiem in Four Acts’ girato e montato a tempo di record per essere
presentato nel primo anniversario del ciclone. E sulla sua strada si sono poi
incamminati numerosi autori con opere spesso di grande qualità come ‘Trouble the
Water’ di Tia Lessin e Carl Deal. Ma la memoria di quel disastro si vede bene anche in
un film diversamente ‘catastroficò come ‘Deja Vù di Tony Scott, la prima pellicola
girata a New Orleans dopo l’uragano.