Sangue infetto in provincia di Latina, il caso di una donna morta per le conseguenze di una trasfusione

19/01/2021 di
sangue infetto
Una donna di Gaeta è morta nel 2019 per una epatite C post-trasfusionale degenerata prima in cirrosi epatica e poi in tumore al fegato.
Per la Commissione Medico Legale di Roma (investita del ricorso amministrativo dell’avvocato Renato Mattarelli per l’ottenimento di assegno una tantum di 77.468 euro previsto dalla legge n. 210/1992 in favore dei familiari delle vittime di sangue infetto) non ci sono dubbi: la morte della donna di Gaeta è conseguenza delle trasfusioni infette.
LA STORIA. Tra il 1970 e 1978 alla donna, al tempo 50enne, le venivano somministrate diverse trasfusioni presso ospedale Dono Svizzero di Formia. Solo dopo 40 anni, alla oramai anziana donna (che fino a quel momento godeva di ottima salute) veniva diagnosticata l’epatite C nel 2009.
Da allora la salute della oramai ottantenne (sopravvissuta alla guerra e a difficile vicissitudini compresa la morte di un figlio) è degenerata con la repentina trasformazione dell’epatite C prima in cirrosi e poi in tumore al fegato.
La donna si era rivolta subito all’avvocato Mattarelli chiedendo ed ottenendo, da subito, l’indennizzo in vita di circa 750 euro mensili previsto dalla legge n. 210/1992 e, successivamente dopo una lunga battaglia giudiziaria, un risarcimento di circa 450mila euro dalla Corte di Appello di Roma.
L’avvocato ricorda come la donna, oramai 90enne, era felice della vittoria e che con i soldi ottenuti desiderava fare un lunga crociera nel mediterraneo con le figlie ed i nipoti. Purtroppo, le cose sono andate diversamente perché il tumore, oramai avanzato, non le ha lasciato scampo e nel 2019 la donna è morta.