Bambini maltrattati all’asilo, quattro arresti. C’è anche una maestra di Formia

09/01/2019 di

Le telecamere le hanno riprese mentre strattonavano, insultavano o picchiavano i bambini dando schiaffi in testa. Per questo tre maestre e una bidella, di un asilo ai Castelli Romani, si trovano ora agli arresti domiciliari accusate di «sopraffazione sistematica» su bimbi dai 3 ed i 5 anni. Tra loro c’è anche una maestra di Formia.

L’INCHIESTA. Le indagini della Procura di Velletri sono partite dalla segnalazione ai carabinieri di alcuni genitori insospettiti dai racconti dei figli e anche dalla presenza di piccoli lividi sui bimbi. I carabinieri con intercettazioni e riprese video hanno potuto accertare diversi episodi di maltrattamenti e al termine delle indagini hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti delle insegnanti e della bidella.

«Nel provvedimento giudiziario notificato dai carabinieri della compagnia di Velletri, il giudice per le indagini preliminari, concordando con le richieste del pubblico ministero, descrive un grave quadro indiziario nei confronti delle quattro donne – sottolinea una nota della procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri – ritenute responsabili di condotte di “sopraffazione sistematica” perpetrate nella loro attività lavorativa in danno di minori di età compresa tra i 3 ed i 5 anni».

I VIDEO. Nei video si vedono le maestre al bidella tirare per i vestiti i piccoli alunni, spintonarli violentemente o metterli seduti a forza. L’arresto delle quattro donne, tra i 55 e i 65 anni, riporta ancora una volta all’attenzione dell’agenda politica l’ipotesi di installare le telecamere nei luoghi pubblici che ospitano le categorie più fragili, come bambini, portatori di handicap ed anziani, incapaci di difendersi.

Il ministro dell’interno Matteo Salvini promette per il 2019 di «approvare la legge che permette di accendere le telecamere negli asili e nelle case di riposo, per difendere bimbi e anziani dalle violenze di (pochi) balordi».

Proprio ieri in Commissione Affari Costituzionali del Senato è ripresa la discussione sulla proposta di legge di Gabriella Giammanco (Fi) per introdurre la videosorveglianza negli asili nido e nelle strutture socio-assistenziali per disabili ed è stato deciso «di aprire una fase di audizioni per approfondire la questione ed, eventualmente, proporre correzioni al testo».

Secondo Giammanco, l’attuale testo «non obbliga le strutture pubbliche a installare le videocamere ma concede loro solo la libera facoltà di poterlo fare» e «prevede un meccanismo, lungo e farraginoso, di autorizzazioni, in primis da parte dei sindacati, in mancanza delle quali l’installazione di tali sistemi non sarà possibile».

Sulla stessa posizione la collega di partito Licia Ronzulli, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza: «Se dalla Commissione Affari costituzionali non dovesse uscire una legge più efficace – sottolinea – avremmo preso in giro, ancora una volta, le famiglie italiane». Infine il Moige annuncia che si costituirà parte civile nel processo che vede imputate le tre maestre e la bidella e torna a chiedere «l’installazione di telecamere di sorveglianza in tutte le strutture che entrano in contatto con i minori o i disabili».