Uccise il rivale per gelosia, confermata la condanna a 23 anni. Ma l’assassino è latitante

18/10/2018 di

È stata confermata anche in appello la condanna a 23 anni di reclusione pronunciata in primo grado per Safet Tajkunovic, il rom di origine serba accusato di avere ucciso, nell’agosto 2015 ad Aprilia, Liviu Gigi Boarnà nel corso di una lite causata da motivi di gelosia.

La sentenza è stata emessa dalla prima Corte d’assise d’appello, presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo, in accoglimento delle richieste fatte dal Pg Antonio Sensale.

La ricostruzione del fatto contestato risale al 10 agosto 2015, quando i carabinieri ricevettero una richiesta d’intervento in seguito al ricovero di una persona, poi identificata in Boarnà, che versava in gravi condizioni a causa di una ferita d’arma da fuoco al torace.

L’uomo, nonostante le cure, morì tre giorni dopo. Boarnà era stato trasportato in ospedale da due persone – il figlio e la nuora dell’imputato – le quali, secondo quanto al tempo si apprese, concordemente riferirono che verso le 19:30, nel rincasare presso il Campo nomadi di via Solone dove alloggiavano, davanti alla loro roulotte notarono un’autovettura all’interno della quale sedeva Gigi privo di sensi e sanguinante dal torace.

Dalle indagini svolte emerse che l’imputato aveva intrattenuto una relazione clandestina con la compagna della vittima; la donna avrebbe sostenuto che il fatto (la sparatoria) era avvenuto in maniera casuale, mentre Gigi e Safet si trovavano in macchina entrambi ubriachi, e che era partito un colpo di pistola accidentalmente.

Dopo quel fatto Tajkunovic ha fatto perdere le sue tracce; è stato giudicato in stato di latitanza. In primo grado, l’uomo fu condannato dalla Corte d’assise di Latina a ventitré anni di reclusione (22 anni per omicidio e un anno per la detenzione e il porto d’arma); sentenza oggi confermata in appello.