Daniele Nardi rinuncia per la terza volta al Nanga Parbat

08/02/2016 di
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daniele-nardi-alpinistaLa montagna pakistana “mangiauomini” ha avuto la meglio, ancora una volta, sull’alpinista di Sezze Daniele Nardi. Al suo terzo tentativo, Nardi, getta di nuovo la spugna. Si è conclusa di fatto la salita sulla nona vetta più alta della Terra, il Nanga Parbat (8125 metri), incominciata a dicembre in compagnia di Alex Txikon e Ali Sadpara.
L’alpinista ha lasciato sabato 6 febbraio il campo base e ora è in viaggio verso Islamabad. Tra le cause che hanno impedito il proseguimento della missione, rientra,  in primis, il maltempo. Nardi ha dichiarato:  “Speravo in una finestra di bel tempo tra il 5 ed il 7 febbraio [..].Purtroppo la finestra che si prospettava invece di aprirsi si è chiusa. E’ stato un lavoro duro per me vincere due incidenti e fissare le corde fino ai 6700 metri di Campo 3. Mi ero ripromesso di non arrivare a fine spedizione devastato come l’anno scorso dopo 3 mesi di tentativi. So che è un peccato andare via, ma penso che in questo momento ed in questa situazione per me sia la cosa migliore”.
Questa vetta spaventosa, definita dagli stessi nativi “montagna del diavolo”, è l’ultimo prolungamento occidentale dell’Himalaya. Meta molto ambita dagli scalatori più temerari, a tutt’oggi non è ancora stata realizzata la sua prima ascensione invernale.
Il team di Nardi, aveva intrapreso  una “spedizione  classica”, facendo uso di corde fisse proprio per la complessità del percorso. L’arrampicata, avviata dal versante del Diamir, avrebbe dovuto proseguire sulla via Kinshofer ( si tratta di una vera  e propria lastra di ghiaccio, in quanto, nel tratto tra i 6000 e i 7000 metri, i forti venti non consentono alla neve di depositarsi), tuttavia le condizioni meteorologiche, tuttora instabili, e la tortuosità del percorso, hanno posto fine, prima del tempo, a questa straordinaria avventura.
Nardi, si dice chiaramente dispiaciuto di non essere stato in grado di concludere la spedizione. “La cosa che più mi dispiace – spiega-  non è tanto la prima invernale,  ma quella di non poter dare lustro all’alta bandiera dei Diritti Umani facendola sventolare da lassù. In molti ci hanno creduto e mi dispiace averli delusi. Per tre anni ho tentato di fare qualcosa di nuovo, per questo ero disposto a molto, la vetta viene dopo, è il viaggio e l’esperienza che ne deriva che sono importanti. Auguro ad ognuno di raggiungere le proprie mete”.