Formia, il Centro Coni festeggia 60 anni. Omaggio ai campioni di ieri e oggi

Sessanta anni nel segno di Pietro Mennea, Sara Simeoni e tanti altri campioni italiani e non: da Patrizio Oliva a Fiona May, da Yelena Isinbayeva a Cristophe Lemaitre.
A festeggiare il centro di preparazione olimpica di Formia, nato nel 1955 da un’intuizione dell’ex presidente Fidal Bruno Zauli, c’erano oggi i vertici dello sport italiano. E dal luogo in cui l’atletica tricolore ha costruito tanti successi, l’attuale presidente della federazione, Alfio Giomi, apre, come mai fatto in passato, ad Alex Schwazer, che a fine aprile terminerà la sua squalifica per doping: «È un atleta fortissimo, lui può dimostrare che si vince anche contro chi fa uso di doping. Se credo al suo recupero? Assolutamente sì».
Un segnale che arriva nel giorno in cui Coni e Fidal celebrano la “palestra” simbolo di tante imprese. «È l’eccellenza del sistema sportivo del Paese, non è merito mio – dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò -, ma di tante persone presenti qui oggi e di chi non c’è più, che ha avuto la forza di ideare e sostenere questo progetto. Questo posto offre la base per pensare in grande. Deve essere di stimolo».
«Il nome di Formia ha girato per il mondo in virtù dei risultati e della fama acquisita grazie agli atleti che hanno costruito i loro successi da noi – rileva il sindaco della cittadina laziale, Sandro Bartolomeo -. Il binomio tra Formia e lo sport è stato reso inscindibile. L’ampliamento è una condizione inderogabile». Con l’annessione dello stadio, ma già oggi vi si possono praticare oltre 20 differenti discipline.
La giornata è stata aperta da due momenti simbolici: la piazza del centro intitolata «Piazza delle Medaglie d’Oro» e il viale dedicato a Pietro Mennea, indimenticato olimpionico che proprio a Formia ha pianificato le vittorie più belle. «Nonostante fosse il peggior nemico di se stesso, perchè non si amava molto, io ho imparato da lui a fare l’allenatore», riconosce Carlo Vittori, presente assieme alla moglie dell’ex sprinter pugliese, Manuela. Ma da qui è passata anche Sara Simeoni. «Non ha rappresentato solo un trampolino di lancio ma una casa», ricorda l’oro a Mosca ’80 nel salto in alto.
E proprio da Formia l’atletica italiana cercherà il rilancio, dopo la delusione dei Mondiali di Pechino, e in vista di Rio. «Qui investiamo per il presente e per il futuro – assicura Giomi -. Cercheremo di essere all’altezza di chi ci ha preceduto e che qui ha fatto grandi cose». Un futuro che potrebbe essere anche di Schwazer, fermato per Epo alla vigilia di Londra 2012 e desideroso di riscatto in Brasile (ma deve prima qualificarsi). «Ha sofferto di una situazione che viveva e di un ambiente che in qualche maniera li portava a pensare che non fosse possibile ottenere risultati in maniera diversa – spiega il n.1 Fidal riferendosi alle accuse mosse in passato dall’azzurro nei confronti dei colleghi russi e oggi confermate dall’inchiesta Wada -. Il suo grandissimo errore è stato quello di non reagire in maniera opposta. L’ha pagata duramente. Sicuramente non è stato aiutato a essere forte quando serviva».
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