EDILIZIA, LATINA E L’AUMENTO DELLA CUBATURA

11/03/2009 di

di NANDO CAPPELLETTI

Piove sul bagnato. Non basta che Latina non abbia un nuovo piano regolatore,
e che sia vigente ancora quello di Piccinato, del 1972. Non basta che il
sindaco e la sua amministrazione vadano avanti a suon di perequazioni e
varianti. E’ arrivata la proposta del premier per l’abolizione della
concessione edilizia da parte dei Comuni, sostituita dalla dichiarazione di
un tecnico privato che dovrà certificare la conformità dell’edificio alle
norme urbanistiche.

Si potrà aumentare il volume di un edificio nella misura
del 20 per cento, se si tratta di un edificio residenziale, del 30 se
commerciale. Questo sarà possibile in quelle regioni che l’accetteranno.
Musica per le loro orecchie. A parte i vincoli che prevedono che il
manufatto deve essere stato realizzato prima del 1989, e quelli, ambientali,
storici, paesaggistici, architettonici e culturali, la legge sembra fatta
apposta per aggredire ulteriormente il territorio, aumentando l’anarchia
urbanistica. Certo, nessuno nega che l’operazione rimetterebbe in moto
un’economia di grandi numeri, come quella che genera l’edilizia, con il
relativo indotto. Ne vale la pena? Hanno immaginato cosa diventerebbero le
città italiane? E allora perché non rilanciare l’economia attraverso
interventi urbanistici controllati e pianificati con nuovi piani regolatori,
che devono dare sì la possibilità di costruire, ma con regole certe e
salvaguardando il territorio? Si può fare. Per tornare a Latina, il sindaco
non può non ricordare che nel piano regolatore di Cervellati c’era un premio
di cubatura per ristrutturare le case del centro storico, ma con regole e
condizioni ben definite. Qualcuno allora gridò che si sarebbe fermata
l’economia. Zaccheo, presente in consiglio comunale, votò il piano
Cervellati, Una volta divenuto sindaco, dimenticò velocemente tutto, ed i
risultati sono sotto gli occhi di tutti, in città e nei borghi. I tempi, gli
uomini, e i partiti, cambiano, in nome di un non meglio identificato
riformismo, che fa del cemento il nuovo verbo. Nasce a Latina, prima della
rivoluzione urbanistica del premier, la “democrazia urbanistica”. Che non
sia il caso di intervenire sul palazzo della Civiltà del Lavoro dell’Eur,
conosciuto come il colosseo quadrato, aggiungendo alla dicitura “un popolo
di poeti di artisti di santi di pensatori di scienziati di navigatori di
trasmigratori” anche quella “di urbanisti”? Democratici, chiaramente.