Sindacato giornalisti sarà parte civile contro Roberto Spada

10/11/2017 di

«Noi, il sindacato dei giornalisti del Lazio, da quattro anni cerchiamo di spiegare al mondo, alle istituzioni almeno del Lazio, cioè alla Regione, ai Prefetti, alla magistratura, alle forze di polizia che quello del cronista a Roma e nelle province è un mestiere pericoloso». Lo dicono i numeri raccolti da un organismo autorevole e indipendente qual è Ossigeno, che a sua volta si basa su fonti ufficiali come il Ministero di Giustizia e la Commissione Parlamentare antimafia.

Il Lazio da quattro anni detiene la maglia nera nella speciale e poco nobile classifica delle minacce ai giornalisti. L’ultimo aggiornamento segna quota 112 su 321 casi da gennaio a ottobre 2017. Abbiamo superato – spiegano da Stampa Romana – regioni considerate ad alto rischio come la Sicilia, con 40 casi, e la Campania, con 39. Siamo oltre quota 103 totalizzata lo scorso anno. I 112 casi sono così suddivisi: 50 denunce ed azioni legali, 42 avvertimenti, 11 ostacoli all’informazione, 8 aggressioni fisiche, un danneggiamento».

«Da quasi due anni – prosegue il sindacato – la Macroarea Articolo 21 di Stampa Romana e tutto il sindacato dei giornalisti del Lazio cercano di far comprendere la gravità di questo dato alle istituzioni: abbiamo scritto a tutti i Prefetti del Lazio lo scorso maggio, ma ci hanno ricevuto solo a Latina e Roma; abbiamo organizzato corsi di formazione e incontri con i magistrati di Anm e lì abbiamo illustrato il grave problema delle querele temerarie, che rappresentano la metà di tutte le azioni intimidatorie. Ci apprestiamo a fare la stessa cosa con gli ordini forensi del Lazio. Abbiamo sollevato la questione dell’accesso alle fonti, abbiamo sollecitato un fondo di garanzia condiviso da Ordine e Federazione, vogliamo essere parte civile nei processi per reati contro i giornalisti e certamente Asr ci sarà al processo contro Roberto Spada, qualunque sia l’imputazione di cui dovrà rispondere, perché crediamo che la violenza contro il collega Daniele Piervincenzi sia stata una violenza contro tutti i cronisti del Lazio. Anzi quell’aggressione ha ferito a morte il giornalismo e la democrazia. E forse ci vorrebbe un minuto di silenzio nelle nostre prossime iniziative».