Giro del mondo in bici, l’impresa di una coppia romana

12/07/2014 di

 Pronti, partenza e via. Il Giro del mondo in bici, passando per sette dei passi transitabili più alti del pianeta, è servito. Prende il via oggi, da Roma, l’avventura su due ruote di due fidanzati romani: Simona Pergola e Daniele Carletti. Chilometri da percorrere: 100 mila. Paesi da attraversare: 50. Tempo stimato per tornare al punto di partenza: tra i 3 e i 4 anni, per una media di 60-70 km al giorno. Nome del progetto: Dai 7 Colli ai 7 Passi.

«Ci pensavamo da tempo a tentare un’avventura del genere. Ci abbiamo riflettuto e poi abbiamo preso la decisione. Siamo lavoratori part-time, abbiamo disdetto i nostri contratti qualche mese prima della scadenza e ora si parte», racconta Simona, 35 anni. Non sarà un viaggio semplice, anche se loro si allenano da mesi.

«La cosa più dura sarà affrontare le montagne in inverno, ma siamo attrezzati. Quello che ci preoccupa di più non è tanto il freddo o il tempo che ci vorrà per portare a termine la nostra impresa, ma i possibili inconvenienti con i visti e le autorizzazioni per entrare da un Paese all’altro. Magari in qualche caso saremo costretti a cambiare itinerario», dice ancora la novella «Marco Polo» in bici. La prima tappa è breve, solo 35 km da Roma (partenza dal Campidoglio con il sindaco Marino a dare il via) a Formello, ma saranno accompagnati da tutti i ciclisti che in queste settimane li stanno sostenendo. Poi seguiranno l’antica via Francigena che attraversa gran parte dell’Italia, per arrivare tra circa un mese sulle Alpi. Secondo i calcoli dei due fidanzati, il saluto all’Italia sarà a fine agosto. La via da seguire sarà poi la ciclovia del Danubio verso est, con l’obiettivo di attraversare Georgia, Russia, Kazakistan, Uzbekistan. Paesi dove in inverno si toccano i -15 gradi. I passi da scalare sono sette: uno per ogni continente, dai 1580 metri del Dead Horse Gap in Australia (il passo più basso) ai 5565 metri del Semo La Pass sull’Himalaya. Nessuno sponsor, ma un’attività di raccolta fondi lanciata a sostegno dell’avventura. «Non siamo ricchi, non abbiamo grossi capitali alle spalle. Chi parte in bicicletta ha solo ciò che si porta dietro. Siamo noi due. Partiamo per vedere cosa c’è fuori, nulla toglie che potremo scegliere, una volta completato il giro, anche di non tornare a vivere in Italia». Oltre all’esperienza personale, l’obiettivo dei due avventurieri è quello di promuovere la bicicletta e il turismo responsabile (l’AITR-Associazione Italiana del Turismo Responsabile li ha proclamati ambasciatori della carta del viaggiatore responsabile), portando un messaggio di solidarietà e cercando di raccontare il mondo non solo attraverso le tragedie. Sul sito dedicato all’iniziativa (www.becycling.net) terranno un blog. E sempre sul sito sarà possibile fare donazioni per la raccolta fondi a favore di World Bicycle Relief: il 50% del denaro raccolto sarà utilizzato per finanziare il viaggio, il restante 50% sarà devoluto all’ONG americana, il cui scopo è mobilitare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo donando loro biciclette, e formando meccanici specializzati.