COSSIGA: NOVE GIORNI AL GEMELLI, POI LA CRISI FATALE

17/08/2010 di

Francesco Cossiga è morto alle 13,18 di oggi all’ospedale Gemelli di Roma dove da lunedì 9 agosto era ricoverato in rianimazione per una insufficienza cardiorespiratoria. Nove giorni altalenanti con una quadro clinico di continua gravità (aveva ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi) nei quali, dopo la prima crisi che gli aveva fatto varcare le soglie del nosocomio, il presidente aveva dato a cavallo di Ferragosto segnali di miglioramento.


Anche la situazione infettiva sembrava rispondere alle cure, tant’è che pur rimanendo legato ai supporti artificiali, i farmaci sedativi venivano gradualmente diminuiti. Oggi però la seconda crisi cardiocircolatoria è stata fatale. Cossiga ha lasciato quattro lettere destinate al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio, per chiedere che i suoi funerali siano celebrati in forma strettamente privata. La camera ardente sarà allestita domani dalle 10 alle 18 nella chiesa madre del Gemelli, mentre le esequie dovrebbero svolgersi in forma privata nella chiesa di San Giuseppe a Sassari, anche se mancano ancora conferme ufficiali. È stato il bollettino ufficiale sul suo stato di salute, diffuso a mezzogiorno dal Gemelli, a mettere nero su bianco ciò che già dalla notte scorsa e da tutta la mattinata si poteva leggere sui volti dei parenti e degli amici più cari che mai per un momento hanno abbandonato il capezzale del senatore. Parole lontane dalla consueta prudenza delle comunicazioni del nosocomio stilate dal professor Massimo Antonelli: «Un repentino e drastico peggioramento nella notte», un quadro clinico di «estrema gravità». Poco più di un ora dopo il crollo per una doppia crisi, shock cardiorespiratorio e insufficienza multiorgano: la figlia Anna Maria, cerea in volto, che si precipita all’interno del reparto di rianimazione per uscirne parecchio tempo dopo sostenuta dall’affetto dei familiari e degli amici. Per nove giorni è stato il piazzale del pronto soccorso del Gemelli il polo attorno al quale si è concentrato l’affettuoso via vai della famiglia e degli amici. Con Anna Maria il fratello Giuseppe, sottosegretario alla Difesa, ma anche fedelissimi come l’ex sottosegretario Paolo Naccarato o persone care come il parlamentare Enzo Carra. Un piazzale che ha visto la visita del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e sul quale è apparso, a tratti, anche qualche breve mezzo sorriso di speranza ma che stamattina è tornato a riempirsi quando è stato chiaro a tutti che Cossiga questa volta non ce l’avrebbe fatta. Qualcuno stamattina sussurrava perfino che l’anziano senatore sarebbe stato presto spostato da rianimazione a geriatria. Non è stato così. Cossiga passerà alla camera ardente dove già sono in corso i lavori di allestimento. Ad accorrere subito il vescovo di Nuoro monsignor Pietro Meloni, sassarese di nascita e amico di Cossiga «dai tempi dei chierichetti». Ma non è l’unico religioso che ha portato il suo estremo affetto all’ex presidente: con lui dal primo giorno il sacerdote di famiglia don Claudio Papa ed il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia: «ho perso un amico – ha detto – un grande credente e un grande italiano».