RU486: PRIMA PAZIENTE A ROMA, NON AVEVO ALTRA SCELTA
Era la sua ultima chance, «non aveva alternative»: dopo tre parti cesarei e un altro intervento all’utero avrebbe potuto sopravvivere «solo se avesse abortito con la Ru486». Questa in sintesi la storia, non solo chirurgica ma anche psicologica, della prima donna che oggi ha abortito con la RU486 nel Lazio, al Grassi di Ostia. La pillola l’ha presa questa mattina. Poi ha lasciato il letto d’ospedale dove era ricoverata ed è andata a riabbracciare i suoi figli.
È una romana di meno di quarant’anni la prima donna nel Lazio alla quale nell’ospedale di Ostia è stata somministrata oggi la pillola abortiva Ru486. Ma le sue decisioni private hanno scatenato inevitabilmente una bufera politica al di sopra di lei. «Non avevo altra scelta, devo farlo, altrimenti rischierei la vita. Ma sono tranquilla e convinta», aveva detto la paziente al suo ginecologo quando ha deciso definitivamente di abortire prendendo la pillola. Era la sua quarta gravidanza: sei settimane. Ancora qualche giorno e non sarebbe stato più possibile interrompere quella gravidanza. La donna, una romana che ha meno di quarant’anni, ha già tre figli nati con parto cesareo ed era, secondo i medici, «ad alto rischio nei confronti della procedura chirurgica», visto che in tutto aveva subito quattro interventi all’utero. Dopo una serie di esami, ecografie ed analisi, qualche giorno fa è arrivato il «si» dei medici. E intorno alle 10:15 di questa mattina la pillola Ru486 le è stata somministrata dai medici del Grassi, che avevano predisposto il suo ricovero per tre giorni. Tutto sembrava procedere regolarmente, ma dopo un’ora si è alzata dal letto di ospedale e ha chiesto di firmare una liberatoria. «Ho da fare, visto che ho dei figli a casa ad aspettarmi, devo andare. Mi farò prescrivere il farmaco dal mio medico», ha spiegato. «La donna ha preferito andarsene – ha spiegato il direttore, consapevole dei diritti della paziente – andrà a casa e poi dal suo medico che le prescriverà il farmaco Cytotec per l’espulsione dell’embrione, da assumere sabato». Ora lei è a casa dai suoi figli e mentre li accarezza sa che intanto dentro di lei qualcosa muore. Ma lei è convinta: vivere è una scelta difficile quanto quella di poter morire.