ALBERONI: COSÌ SCOMPARE LA STORIA DEL CINEMA

30/05/2010 di

La storia e la memoria del cinema italiano sono destinati a sparire: è il grido di allarme di Francesco Alberoni, da otto anni presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia e della Cineteca Nazionale, alla luce dei tagli previsti dalla manovra. «Nel nostro caso – spiega Alberoni all’Ansa – non si tratta di tagli ma proprio di stop ai finanziamenti: significa smettere di insegnare e produrre cinema e soprattutto di conservarlo, buttando a mare migliaia di titoli che hanno fatto la storia del cinema italiano». Alberoni cita il comma 22 dell’articolo 7 della bozza di decreto che ha ricevuto proprio ieri e che deve ancora andare alla firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

«L’allegato – spiega Alberoni – con la lista delle istituzioni che non riceverebbero più i finanziamenti indica il Centro Sperimentale di Cinematografia al punto 137 ed è molto chiaro. Si legge infatti che ‘lo Stato cessa di concorrere al finanziamentò ma poichè il nostro è il caso di una di quelle istituzioni che sono totalmente finanziate dallo Stato (10 milioni di euro, ndr) significherebbe sparire. E con noi sparirebbe la Cineteca Nazionale che conserva e restaura tutti i film italiani». Alberoni segnala fra l’altro il paradosso per il quale, dopo la regionalizzazione da lui voluta del Centro Sperimentale e l’apertura delle sedi di Milano, Torino e Palermo, la scure della manovra si abbatterebbe solo su Roma visto che le altre sono interamente finanziate dalle regioni: «Ma è chiaro – sottolinea – che senza il suo cuore pulsante l’intero organismo del Centro Sperimentale in breve tempo morirebbe».

Alberoni rileva che non si sta parlando di un ente inutile o di un istituto più o meno marginale «ma di qualcosa che equivale alla Scala di Milano, alla Biennale di Venezia o all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, che ha 150 dipendenti, impegna 300 docenti e rappresenta uno dei primati italiani nel mondo. Come si fa – si chiede Alberoni – a fermare una scuola i cui corsi vengono richiesti anche in Cina o in Corea e dove vengono a insegnare docenti da tutto il mondo? E come è possibile bloccare produzioni che hanno contribuito a fare emergere il nuovo cinema italiano (basti per tutti l’esempio recente di ‘Dieci invernì di Nieri ammirato a Venezia)? E chi potrà conservare le pellicole nei locali adatti, alla giusta temperatura e curarne il costante restauro? Potremmo non vedere mai più il Gattopardo di Visconti o L’Avventura di Antonioni». Alberoni si augura che «si tratti di un errore: è evidente che chi ha scritto quell’elenco non ha chiari ruolo e funzione del Centro e della Cineteca. Il cinema sarà anche antipatico ad alcuni dei nostri politici – sottolinea riferendosi a recenti polemiche – ma è ancora uno dei tesori della nostra cultura». Per questo Alberoni fa appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al capo dello Stato che dovrà firmare il decreto e anche, dice, «ad Umberto Bossi che tanto si è prodigato per aprire una sede del Centro Sperimentale a Milano e che ora forse non sa che anche quella è destinata a sparire».