PEDOFILIA: PROCESSO A PRETE ROMA/VESCOVO: DENUNCE SCARSE
«Non ritenevo sufficienti gli elementi raccolti e per questo non ho informato il Vaticano e la Congregazione per la dottrina della fede, nè ho denunciato i fatti all’autorità giudiziara italiana perchè non conoscevo l’iter da seguire». Così il monsignore Gino Reali, vescovo della diocesi di Porto Rufina, ha giustificato il suo atteggiamento in merito alla vicenda processuale che vede imputato don Ruggero Conti, il sacerdote accusato di avere abusato tra il 2002 e il 2006 di alcuni giovani parrocchiani quando era alla guida della chiesta della Natività di Santa Maria Santissima a Roma.
Il vescovo ha testimoniato per oltre due ore, in una aula del tribunale gremitissima e con servizi di sicurezza rafforzati dopo che una lettera minatoria contenente un proiettile è stata recapitata al presidente del Tribunale, Paolo De Fiore. La missiva conteneva un messaggio nel quale si annunciava di «far saltare tutto» se fosse stato consentito al vescovo di testimoniare. Nel corso della sua deposizione monsignor Reali ha cercato di ricostruire la vicenda dei presunti abusi. «Conobbi don Ruggero nel 2000 quando mi insediai – ha detto – fu lo stesso don Ruggero nel 2006 in occasione della festa patronale a dirmi che giravano voci sul suo conto in merito ad un presunto suo comportamento non corretto verso i ragazzi. Mi smentì che fosse vero e disse che era una lettura malevola dei suoi atteggiamenti espansivi e che aveva l’impressione che tali voci fossero coordinate da don Claudio. Sapevo che tra i due vi era tensione da tempo». Il prelato incontrò in tre occasioni il vescovo: «Le sue affermazioni non mi sembravano affidabili – ha detto – Non gli ho creduto». Poi il monsignore ha riferito delle diverse segnalazioni avute e di come avesse consigliato alle presunte vittime di abusi di scrivere tali circostanze e anche di fare denuncia all’autorità giudiziaria, pur ritenendo «che avessero avuto una rilettura di quanto loro accaduto alla luce delle voci che circolavano».
In un caso però la lettera arrivò e il procedimento fu avviato anche se, sentite circa venti persone vicine al parroco non trovò riscontri, tutto finì perchè il ragazzo si tirò indietro e non volle denunciare i fatti alla polizia perchè non voleva che i genitori sapessero quello che gli era successo«. In totale circa dieci persone si rivolsero al vescovo segnalando »anomalie« nel comportamento di don Ruggero Conti. Il monsignore ha riferito, inoltre, di avere avuto un incontro, dopo l’arresto di Don Ruggero, con monsignor Gallo di Legnano: »Mi riferì che si sentiva in colpa per non aver denunciato quanto gli fu detto molti anni fa da un ragazzo che gli disse che don Ruggero, all’epoca laico responsabile dell’oratorio, ne aveva abusato«. Reali ha risposto anche sul suo rapporto con il parroco. »Incontrai don Ruggero piu« volte e gli feci alcune raccomandazioni – ha aggiunto – Gli dissi di dedicarsi di più alla spiritualità, di avere un atteggiamento più prudente, di essere meno espansivo e di non accogliere ragazzi in casa». «Dopo tutto ciò non le è venuto in mente che altri minori potessero subire abusi? Non si poteva fare nulla senza qualcosa di scritto?», ha chiesto il pm, Francesco Scavo. «Ho cercato di fare – ha replicato il prelato – quello che potevo ma sul tavolo di un vescovo arrivano tante lettere. La mia diocesi è grande: conta circa cinquecentomila persone, cento preti e 55 parrocchie».