Dipendente Ama sniffa in servizio, incastrato da un video

09/11/2012 di

Un dipendente dell’Ama, l’azienda municipale ambiente di Roma, che sniffa cocaina in servizio e poi si mette al lavoro cantando cori da stadio. Altri due che tolgono componenti in rame da alcuni motori per poi rivenderli. Tutto ripreso dal telefonino di un collega dei tre stanco di quelle scene e pubblicato oggi sulle pagine del Corriere della Sera.

L’azienda romana, già travolta dallo scandalo Parentopoli, corre subito ai ripari e in una durissima nota annuncia che è stata «immediatamente istituita una commissione di inchiesta» e che, in caso di riscontri positivi, «non si esclude il licenziamento dei soggetti e anche la denuncia penale». In serata un nuovo comunicato che sembra avviare a chiusura le indagini interne, almeno per quanto riguarda il dipendente sorpreso a sniffare. «È stato individuato il dipendente che sembra assumere sostanze stupefacenti», fa sapere l’Ama. «La Commissione, istituita appositamente dal presidente e dal direttore generale di Ama per esaminare il caso chiuderà l’indagine interna entro una settimana – prosegue il comunicato dell’azienda -. Successivamente, verranno adottati provvedimenti adeguati alla gravità della vicenda. Ama, in ogni caso, ribadisce la massima fiducia nei propri dipendenti, che svolgono con serietà e dedizione il loro lavoro quotidiano, e la cui immagine non merita assolutamente di essere accostata a singoli episodi, seppure di eccezionale gravità». Il segretario del Pd di Roma Marco Miccoli chiede le dimissioni dei vertici dell’Ama, a suo giudizio «un’azienda ormai allo sbando e senza alcun tipo di controllo», anche per gli scandali di Parentopoli. Di impianto Di Rocca Cencia «fuori controllo» e di «situazione inquietante» parla il presidente dei Verdi del Lazio Nando Bonessio, chiedendo chiarezza. Plaude alla rapida istituzione di una commissione d’inchiesta dell’Ama il presidente della Commissione ambiente del Campidoglio Andrea De Priamo. «Non si può non sottolineare la gravità, infatti – dice – di quanto addebitato ad alcuni dipendenti di quell’impianto, i cui comportamenti, se risultassero provati, andrebbero adeguatamente sanzionati secondo le norme prescritte dalla legge».