Terremoto nel Pdl, scoppia il caso Fiorito

16/09/2012 di

Ormai è terremoto nel Pdl del Lazio. Una vertiginosa accelerazione della crisi, la più grave da quando il centrodestra è al governo della Regione, che precipita verso una ormai inevitabile resa dei conti, che potrebbe segnare un punto di non
ritorno nella politica regionale. E l’inchiesta sui fondi del Pdl, che vede indagato l’ex capogruppo del Pdl Franco Fiorito, potrebbe allargarsi anche ad altri gruppi, compresa l’opposizione.

Ma per ora – scrive L’Ansa – è il Pdl a essere sulla graticola: Angelino Alfano, che esplicitamente mette fuori dal partito Fiorito, da ieri autosospeso; l’attuale capogruppo ex forzista Francesco Battistoni, che sottolinea come l’ex An Fiorito
fu imposto dal partito, e da quel momento «ha gestito tutto lui»; l’ala rampelliana, che chiede
esplicitamente l’espulsione del «ladro, miserabile, cialtrone e delinquente». Ma soprattutto la presidente
della Regione Lazio Renata Polverini, che è ormai pronta a tutto e ha chiesto una convocazione
straordinaria del Consiglio «per comunicazioni urgenti». O si dà una svolta radicale, potrebbe essere il
suo messaggio, a una vicenda che rischia di affossare il suo partito (che tanto suo forse non sente più),
o si taglia davvero sui costi della politica e sui fondi ai partiti, oppure si azzera tutto. Dimissioni, il
Consiglio si scioglie e ognuno per la sua strada. Il presidente Mario Abbruzzese ha convocato l’Aula per
lunedì alle 16.

L’autosospensione di Fiorito, sotto la lente degli inquirenti per presunti trasferimenti di denaro
pubblico su suoi conti privati, non è bastata a Polverini. Per lei il partito avrebbe dovuto rimuovere anche
l’attuale capogruppo Battistoni, fedelissimo di Antonio Tajani, messo in mezzo da un Fiorito che ha
diffuso un controdossier con le note spese ‘allegrè degli altri consiglieri per promettere loro la sua
stessa fine. Ma oggi, secondo molti, ha esagerato. In una intervista al ‘Messaggerò ha citato come
esempi di clientelismo in Regione Lazio la sorella dell’ex ministro Giorgia Meloni, moglie dell’assessore
ai Trasporti Francesco Lollobrigida. E poi «la cognata di Fabio Rampelli», e poi «la moglie e la nipote del
presidente della commissione Scuola Romolo Del Balzo», tutte e tre, ha rivelato, con impieghi al
Consiglio regionale. I rampelliani in coro hanno rotto l’argine. Non solo hanno respinto le sue accuse, ma
ne hanno chiesto la testa al partito nazionale. E Alfano è stato esplicito: non posso espellere Fiorito,
questo per statuto spetta ai probiviri, ha detto il segretario nazionale, «ma a me poco importa che
emerga che così facevano tutti, perchè non giustifica nessuno. Ci vuole contegno. Per quanto ci
riguarda è già fuori».

Insomma: se per ora la Procura di Roma non sembra intenzionata a sentirlo (gli inquirenti guidati dal
procuratore Giuseppe Pignatone vogliono prima far punto con la Guardia di Finanza), la sua vicenda
politica, almeno nel Pdl, sembra ormai conclusa. Una grana anche per la campagna elettorale del
sindaco di Roma Gianni Alemanno (Fiorito è della sua corrente), che oggi ha finalmente rotto il silenzio
parlando di «vicenda grave di cui Renata Polverini è la prima vittima». Polverini però è intenzionata a
prendere in mano la situazione. Chiederà con ogni probabilità un drastico taglio, se non un azzeramento,
dei fondi nella disponibilità dei partiti, e c’è addirittura chi parla di affidare il loro controllo alla Guardia di
Finanza.

Anche il centrosinistra si è dovuto adeguare all’accelerazione dei tempi: il Pd ha anticipato a domani il
vertice con il segretario laziale Gasbarra. Da qualche giorno è online il loro bilancio, anch’esso non privo
di spese eccessive, tutte rendicontate, per l’attività politica (un convegno in hotel di lusso, costosi regali
di Natale, interviste a pagamento). Tutte attività che potrebbero finire anch’esse sotto l’occhio della
Procura. «Abbiamo solo una pecca – il commento del capogruppo democratico Montino -: aver accettato
questo eccesso di risorse per i gruppi».