Spese folli alla Regione Lazio, scoppia il caso

22/08/2012 di

Oltre allo stipendio, circa 211 mila euro all’anno a consigliere regionale per l’attività politica: contributi a gruppo «quasi quadrupli rispetto a Montecitorio». Le spese portate a galla ieri dal Corriere della Sera, sulla base di dati messi a disposizione dai radicali, scuotono il Consiglio regionale del Lazio. Il presidente dell’aula, Mario Abbruzzese, si dice «certo che alla ripresa dei lavori tutte le forze politiche» gli saranno al «fianco nel proseguire una rivisitazione della spesa, e laddove necessario, a sollecitarlo nel rivedere anche i fondi loro spettanti».

Il capogruppo del Pdl Francesco Battistoni gli dichiara il suo sostegno e il capogruppo del Pd Esterino Montino caldeggia una discussione. Ma la polemica non si placa. Oggi sempre lo stesso quotidiano torna ad occuparsi della vicenda parlando di «uno stuolo imprecisato di collaboratori, assunti direttamente dai gruppi consiliari della Regione sulle cui funzioni e soprattutto le paghe non ci sono controlli. Soldi che la presidenza del consiglio della Pisana riconosce agli schieramenti in base a rendiconti autocertificati». Abbruzzese interviene: «Ribadito il concetto che il ‘fare politicà ha un costo ed è giusto che lo abbia per non incorrere in altre logiche che potrebbero innescare finanziamenti poco chiari od illeciti, concordo nel ritenere che in un momento di tagli alla spesa pubblica anche le Regioni debbano fare la loro». Poi sottolinea: «Correttezza avrebbe voluto che affianco a quanto pubblicato in questi giorni, venissero messi in evidenza anche i dati relativi ai tagli, da me fortemente voluti e già operati in Consiglio regionale negli ultimi due anni. Tagli che hanno portato, fino ad oggi, ad un risparmio di oltre 10 milioni di euro».

Dal Pdl arriva il supporto del capogruppo Battistoni: «Rinnovo il mio sostegno al presidente Abbruzzese nella sfida di una ottimizzazione della spesa che renda comunque efficiente tutta la macchina organizzativa del Consiglio regionale». «A settembre era in programma una discussione sul dimezzamento delle commissioni e sulla riorganizzazione delle aziende regionali – gli fa eco il capogruppo del Pd Esterino Montino -. Per quanto ci riguarda la discussione potrà e dovrà riguardare anche la riduzione della spesa per il funzionamento dei gruppi consiliari».

Mentre il capogruppo della Destra Francesco Storace incalza: «Si potrà finalmente portare in discussione la proposta di legge che a nome de La Destra ho presentato assieme al collega Buonasorte per il dimezzamento degli stipendi dei consiglieri regionali. Così come auspico che si procrastini la spesa di dieci milioni per le palazzine della Pisana». Dal gruppo dei radicali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo puntano il dito: «Oggi al Gruppo consiliare della Lista Bonino Pannella è stato impedito di ricevere nei propri uffici due ospiti, due operatori televisivi di un’emittente locale. Si tratta forse di una ritorsione, dell’ennesimo tentativo della partitocrazia di voler porre disperatamente limiti alla ‘troppà trasparenza?».

«Non ho mai vietato l’accesso in Consiglio regionale ad alcuno – replica Mario Abbruzzese -. Esiste un regolamento che disciplina forme e modi per le visite nella nostra sede e, sicuramente, il personale di sicurezza si è attenuto a quanto in esso previsto». Ma i radicali insistono: se si vuole dare segno cambiamento si rendano pubblici «i Rendiconti del Consiglio regionale con dati disaggregati e con l’evidenziazione dei tagli o degli incrementi, alle delibere dell’Ufficio di Presidenza (cui anche a noi consiglieri è stato ad oggi negato l’accesso) dai rendiconti dei gruppi consiliari, ai vari contratti di servizio del Consiglio».

  1. Ma dalla Polverini che ci si poteva aspettare? Abbiamo dimenticato che è del PDL e non è nuova a queste cose? Sempre complimenti a chi ha votato questi ladri.

  2. invece di accorpare le Province, dovrebbero chiudere gli apparati politici delle 20 Regioni che sono inghiottitoi senza fine di denaro pubblico.
    Le Regioni sono diventate dei potentati feudatari dove spartirsi il denaro dei cittadini.
    Se conoscete la recente storia italiana le Regione furono istituite negli anni 70 come sancito dalla Costituzione della Repubblica, ma astutamente i politici dell’epoca tradirono il significato del principio costitutivo trasformandolo in tornaconto partitico e personale, tant’è che il debito pubblico inizia la sua galoppata verso i 2mila miliardi di euro in concomitanza con l’istituzione e nascita delle 20 Regioni con i rispettivi apparati politici consegnati nelle mani dei trombati della politica nazionale, o di persone aderenti ad interessi particolari non collettivi.

  3. @ Quantum,
    concordo con te, si risparmierebbero oltre 10 miliardi di euro l’anno.