Imprenditore suicida, nel Lazio 1.200 fallimenti nel 2011

05/04/2012 di

Sono oltre 1.200 le aziende del Lazio che hanno fallito nel 2011. I dati della Cgia di Mestre, scattano l’immagine della crisi nella regione di Roma Capitale e assumono drammatici contorni dopo gli ultimi due sucidi a Roma: di un artigiano e di un imprenditore. «Ogni diecimila aziende attive ne falliscono 26,1 – spiega il segretario della Cgil del Lazio Claudio Di Berardino – e di conseguenza lo scorso anno sono state espulse dal mondo del lavoro oltre cinquemila persone. È un dramma troppo alto che sta pagando questo territorio». Oltre alla Cgia di Mestre c’è anche un altro specchio della crisi economica del mondo produttivo regionale: l’osservatorio sulla crisi di impresa del Cerved Group. Secondo l’indagine tra il 2010 e il 2011 nel Centro Italia, i fallimenti sono aumentati più della media nazionale (+9,5% rispetto al 2010, contro il +7,4% in Italia), «soprattutto per il forte incremento osservato nel Lazio (+23,4%)». Solo ieri costruttori e sindacati hanno lanciato l’allarme del settore dell’edilizia «che da solo rappresenta il 30% del Pil di Roma e Lazio»: la compravendita di abitazioni Š diminuita del 17,5% in sei anni, -30% di ore lavorate dal 2010 al 2011; -27% di salari; -20% di addetti; -9% di imprese e circa 7.500 posti di lavoro bruciati.

«Questi due suicidi – commenta Di Berardino – sono il segno della solitudine in cui vengono lasciati imprenditori e lavoratori». Istituzioni latitanti? «Durante il periodo in cui la crisi si è fatta acuta avevamo chiesto a Regione Lazio, Provincia di Roma e Comune di fare dei consigli straordinari e degli incontro sulla crisi. Solo la Provincia ci ha risposto». Il segretario della Cgil del Lazio quindi annuncia: «Intendiamo fare un’iniziativa anche con la Cgil della Lombardia, del Veneto e della Campania perchè in queste quattro regioni nel 2011 il numero di fallimenti è stato superiore a mille». E da Unindustria gli fanno eco: «È il drammatico segnale che le imprese, soprattutto le piccole e medie, stanno soffrendo più delle altre la recessione economica – commenta Angelo Camilli presidente della Piccola Industria -. Le imprese sono sempre più penalizzate dai forti ritardi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione e dalle grandi imprese, dal credit crunch, da una pressione fiscale non più sostenibile».