San Filippo Neri, per un guasto persi 94 embrioni

01/04/2012 di
embrioni-roma-latina-9872711

Novantaquattro embrioni, 130 ovociti e 5 campioni di liquido seminale sono andati perduti a causa di un guasto tecnico che si è verificato lo scorso 27 marzo nel centro di Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale San Filippo Neri di Roma.

La presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha immediatamente disposto l’invio di ispettori, e anche il ministro della Salute Renato Balduzzi (che precisa «sono state applicate tutte le norme in vigore nel caso di evento avverso grave») vuole vederci chiaro e ha chiesto un rapporto al Dipartimento sanità pubblica e una relazione al Centro nazionale trapianti, che ha disposto una ispezione per il prossimo 3 aprile.

Ma sulla vicenda indagherà anche la magistratura. Il dg del San Filippo, Domenico Alessio, ha infatti presentato un esposto alla Procura di Roma: «Noi in questa vicenda – ha affermato – siamo parte lesa». Secondo il dirigente, la ditta dell’impianto di crioconservazione «è responsabile della conduzione, della manutenzione e del controllo dell’impianto». Lunedì i giudici faranno il punto per stabilire per quale reato eventualmente procedere. In ogni caso già una coppia che si era rivolta al centro e che è rimasta coinvolta nell’incidente ha annunciato un’azione legale. E potrebbe, tra le 34 coppie coinvolte, non essere l’unica a farlo.

Intanto il Codacons ha già offerto assistenza. Il guasto, «un incidente all’impianto di azoto liquido che alimenta il servizio di criobiologia per la crioconservazione di materiale biologico», così lo definisce il San Filippo Neri, è avvenuto il 27 marzo. L’ultima volta che i tecnici della ditta («l’azienda leader del settore, quella che detiene il 95% del mercato» secondo il dg Alessio) vedono l’impianto è il 21 marzo, per un rifornimento.

Il controllo dell’impianto avviene mediante allarme remoto, che scatta in caso di malfunzionamenti. Ciò avviene la mattina del 27, e alle 10.30 i tecnici della ditta segnalano al dirigente del Centro che c’è un problema. «Si è verificato – spiega il San Filippo Neri che ha dato la notizia del guasto – un innalzamento della temperatura, con azzeramento del livello di azoto, lo svuotamento del serbatoio, e la conseguente perdita di 94 embrioni, 130 ovociti e 5 campioni di liquido seminale». Immediatamente si chiede una relazione alla ditta («aspetto da quattro giorni, nessuna risposta», aggiunge Alessio) e si avvertono subito le coppie coinvolte. Le reazioni, racconta il direttore tecnico del Centro Francesco Timpano, sono diverse: lacrime, rabbia, dispiacere. Solo chi è già riuscito ad avere un bambino la prende un pò meglio. «Sono solidale con loro – il commento del dg del San Filippo – offro loro la massima disponibilità: troveranno un alleato, non una controparte. È una cosa di una gravità unica, un fatto inimmaginabile, non era mai successo niente di simile».

Un «evento rarissimo» che «per la prima volta viene riportato in Italia», dice Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti, organismo tecnico del ministero della Salute, con sede all’Istituto Superiore di Sanità e competente, secondo le direttive europee, anche per i centri di Procreazione medicalmente assistita. Il presidente della commissione d’inchiesta sul Ssn Ignazio Marino, intanto, ha già inviato i Nas. Secondo l’ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (Pdl) «è necessaria una verifica continua dei criteri di qualità e sicurezza». Per Claudio Giorlandino, presidente della Società italiana diagnosi prenatale «è un lutto per tutto il Paese», parole che riecheggiano quelle di Olimpia Tarzia (Per), tra i fondatori del Movimento per la Vita: «Sono come 94 morti in un asilo».

Secondo il presidente dell’associazione mondiale medicina della riproduzione Severino Antinori ci sono «gravi responsabilità» da parte dell’ospedale e della Regione Lazio. Il Centro del S. Filippo Neri, a suo dire, «andrebbe chiuso perchè non in regola con la legge 40». Per Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, «il Presidente della Regione Lazio è responsabile dei mancati controlli».