Trovato il corpo del bimbo gettato nel Tevere

30/03/2012 di

Il corpo di un bimbo riaffiora nel Tevere, restituendo la vittima di un delitto per il quale nessuno riusciva finora a rassegnarsi. Quasi sicuramente è il piccolo Claudio, il bambino di 16 mesi gettato da suo padre lo scorso 4 febbraio a Roma da un ponte nelle acque gelide del fiume. Il Tevere lo ha ‘cullatò per 15 chilometri. Poi il ritrovamento a Fiumicino.

I primi ad avvistare il corpo ieri, al molo del Circolo tre Nodi di Fiumicino, sono stati due ragazzi romani che rientravano dopo essere usciti in barca a pescare. Da allora l’unico interrogativo che sembra avere già una risposta è l’identità certa del cadavere, che potrà essere fornita solo dall’analisi del Dna.

Verso le 14.30 i due, mentre attraccavano, hanno visto il corpicino incastrato nella testa del molo. Il braccio era ben visibile. Sul posto è arrivata la polizia, il 118 e i vigili del fuoco, che con i sommozzatori hanno recuperato il bimbo, in avanzato stato di decomposizione e incagliato su un galleggiante per l’attracco dei battelli. Ora l’analisi del Dna gli restituirà l’identità. Ma è quasi certo, da una prima analisi del corpo e dei vestiti, che possa trattarsi di Claudio.

Suo padre, Patrizio Franceschelli, un romano di 26 anni con un precedente per spaccio, gettò nel Tevere il figlio, dopo averlo strappato ai familiari della ex compagna, che quel giorno era ricoverata in ospedale per le botte che aveva ricevuto da lui in un precedente litigio. Lo aveva portato via dalla nonna e dalla zia, incinta, spostandosi di poche centinaia di metri sulla neve e lanciandolo da ponte Mazzini. In quel luogo ci sono ancora fiori e tante dediche. E la mamma di Claudio ancora non si dà pace. «Rivoglio mio figlio», ripete. La notizia del possibile ritrovamento le è stata data dalla psicologa che la segue costantemente, poi è scoppiata nell’ennesimo pianto. La donna si trova assieme ai suoi familiari in un antico comprensorio nella zona di Trastevere.

«Spero ancora che non sia lui. Nutro ancora la speranza che anche tra tre o quattro anni possa bussare alla porta di casa e rivederlo cresciuto», dice dall’uscio di casa Rita Maccarelli, la nonna del piccolo Claudio. «Mi è stata chiesta la marca del pigiama che indossava, sulla quale c’era anche l’immagine di un trenino e gli orsacchiotti. Proprio alcuni giorni fa l’ho sognato: era con mio fratello e si trovava sotto la neve con la testa abbassata. I fiocchi si scioglievano sul suo corpo, poi ha alzato lo sguardo e ha fatto un sospiro di sollievo come se si fosse liberato». Poi un pensiero va al padre omicida: «Quell’uomo è sempre stato violento, ma mia figlia lo aveva amato. Adesso vogliamo giustizia». E per uno strano caso dopodomani sarà celebrata nella chiesa del quartiere una messa in ricordo del piccolo Claudio. Lo annunciano alcuni volantini affissi nei pressi dell’abitazione della giovane, nei quali è ritratta l’immagine con gli occhioni azzurri di Claudio e una dedica: «E il Tevere, dolce, ti culla da vero padre». Il fiume ha smesso di dondolarlo. Adesso è come se Claudio dormisse.