Scontro a Roma nel 2010, chiesto il processo per 26 persone
Richiesta di rinvio a giudizio per 26 persone coinvolte negli scontri avvenuti a Roma il 14 dicembre 2010 in occasione del voto di fiducia alle Camere. Queste le determinazioni della Procura della Repubblica di Roma, e, in particolare, del Procuratore Aggiunto Pietro Saviotti e del sostituto Procuratore Luca Tescaroli che hanno seguito le indagini condotte dalla Digos della Questura di Roma col supporto tecnico della Polizia Scientifica.
Gli scontri furono scanditi dal lancio di sampietrini, bombe carta, fumogeni, ordigni esplosivi, petardi ed altro e misero a ferro e fuoco il centro storico della Capitale, con scene di vera e propria guerriglia urbana. Una violenza che a Roma si è ripresentata il 15 ottobre scorso, durante il corteo degli Indignati. Dai riscontri probatori a carico dei 26 indagati per gli scontri dell’anno scorso sono stati ritenuti «sussistenti sufficienti elementi» per la configurazione di reati che vanno dalla resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento seguito da incendio, al travisamento in occasioni di manifestazioni in luogo pubblico, a manifestazione non preavvisata.
Tra gli indagati figurano sei persone che gravitano nell’ ambito dell’antagonismo capitolino, come Nunzio D’Erme, ex consigliere comunale di Roma ed esponente di Action balzato alle cronache anche per aver versato letame davanti alla residenza del premier Berlusconi il giorno precedente alla Conferenza intergovernativa del 4 ottobre 2003. E poi ancora: l’esponente di Action Bartolo Mancuso; Manuel De Santis, già condannato a tre anni di reclusione per aver colpito alla testa con un casco un minorenne; e infine no global come Paolo Dò, Giordano Luparelli e Francesco Saverio Ciacciarelli. Altre sette persone sono state invece identificate tra gli autori di episodi di violenza verificatisi in piazza del Popolo dopo l’esito del voto di fiducia favorevole a Berlusconi. Tra gli indagati ci sono anche otto persone provenienti da diverse province, tra cui Brescia, Verona, Messina, Padova e Udine. Diversi gli episodi contestati, tra i quali anche il lancio di cassonetti, di segnali stradali e pubblicitari contro veicoli delle Forze dell’ordine. Degli scontri più recenti, quelli avvenuti nella Capitale il 15 ottobre durante il corteo degli indignati, è tornato a parlare oggi il sindaco Gianni Alemanno commentando la decisione di scarcerare Fabrizio Filippi detto ‘Er pelliccià, il ragazzo immortalato da una foto mentre lanciava un estintore contro le forze dell’ordine: «Meno di un mese di detenzione per un gesto così grave, volgare e visibile è veramente troppo poco». Intanto oggi pomeriggio circa 200 studenti che manifestavano in sit-in davanti al ministero dell’Economia, hanno violato il divieto cortei muovendosi verso Porta Pia e bloccando il traffico. In testa al corteo, il dragone di carta e stoffa, simbolo dei ‘Draghi ribellì. La polizia è intervenuta per bloccarli. Prima della manifestazione, personale della questura ha fermato tre giovani, di cui uno minorenne originario di Torino. Per gli altri due fermati, un 22enne di Cuneo (denunciato per porto abusivo di armi avendo tra l’altro un coltello di 19 cm) e per una ragazza di 20 anni di Reggio Emilia, è scattato il foglio di via: dovranno lasciare Roma e tornare nelle loro città d’origine. Anche il sindaco Alemanno aveva chiesto l’intervento delle forze dell’ordine: «Duecento studenti non possono bloccare Roma, basta caos».