Tbc, Codacons chiede il sequestro del Gemelli

25/10/2011 di

Il Codacons ha chiesto il sequestro preventivo del Policlinico Gemelli per la vicenda dei neonati contagiati dal virus della tubercolosi. L’associazione dei consumatori si è rivolta alla procura della Repubblica di Roma denunciando «alcuni clamorosi casi di contagio che vedono coinvolti bambini nati presso il nosocomio, ma che non sono mai transitati per il reparto di neonatologia».

Nell’ospedale romano ci sarebbero quindi altri focolai di contagio oltre all’ infermiera di neonatologia malata di Tbc da cui la vicenda ha avuto origine. «Esistono casi di bambini nati al Gemelli che sono risultati positivi ai test per il contagio da Tbc, ma che non sono mai stati nel nido del reparto di neonatologia – si legge nella richiesta del Codacons -. Tale circostanza può portare ad una duplice conclusione: o l’infermiera in questione non ha svolto servizio solo nel nido del reparto, o vi sono altri e ulteriori possibili veicoli di trasmissione, ancora presenti all’interno del reparto stesso». Il Codacons chiede «il sequestro preventivo della struttura ospedaliera, almeno fino a quando non si siano effettuati controlli nei locali e visite a tutto il personale medico e infermieristico o almeno il sequestro preventivo dei reparti dove sono transitati i neonati (neonatologia, sala operatoria, sale parto, nido e nidini)». L’associazione in particolare riferisce di due casi di bambini nati a giugno di quest’anno e mai passati per neonatologia. Entrambi sono risultati positivi alla Tbc. Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini non ha voluto commentare la mossa del Codacons. «Lo dovete chiedere al giudice, non a me», ha detto. Il Gemelli ha intanto presentato ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del Tar del Lazio che ha dichiarato illegittimo limitare al gennaio 2011 i controlli per la Tbc sui bambini nati nell’ospedale romano. Secondo il Policlinico, «un allargamento dello screening rispetto all’ambito definito dalla Regione Lazio (…) sarebbe di incerto fondamento scientifico e non potrebbe essere posto in correlazione con l’episodio di infezione turbercolare rilevato nel luglio 2011 a carico di un’infermiera» del Gemelli. «Un’indagine epidemiologica retrospettiva di una tale estensione temporale non potrebbe essere limitata ai soli nati presso il Gemelli – prosegue la nota dell’ospedale -; inoltre l’utilità di una siffatta indagine andrebbe valutata e comparata con l’elevato impatto sociale della stessa, ovvero migliaia di bambini sottoposti a controlli e prelievi non necessari per la tutela della loro salute e migliaia di famiglie messe in allarme senza reale motivo». Quanto alla richiesta di sequestro avanzata dal Codacons, il Gemelli non ha commentato direttamente. «Eventuali casi di positività al Quantiferon (test per la Tbc, ndr) – che, si sottolinea, non è indicazione di malattia, ma di contatto con il batterio della tubercolosi – si legge in coda alla nota -, rilevati al di fuori dello screening deciso dalle autorità competenti non possono considerarsi univocamente associati a un’esposizione ospedaliera, dal momento che andrebbero valutate tutte le altre potenziali fonti dell’eventuale infezione».