Roma/Bambina muore al pronto soccorso, medico picchiato dai parenti

20/07/2011 di

Una bambina di 11 anni che muore in un pronto soccorso. Il patrigno che aggredisce a calci e pugni il medico che ha cercato di salvarla. Un episodio di cronaca si intreccia con la politica e alimenta la polemica sui tagli alla sanità nel Lazio. La bimba arriva ieri sera all’ospedale San Filippo Neri di Roma. È in arresto cardiorespiratorio, gravissima, secondo la ricostruzione della direzione sanitaria. Forse ha avuto una congestione durante un bagno in piscina. I medici cercano di rianimarla per quasi due ore, sempre secondo la versione dell’ospedale. Non ce la fanno e comunicano il decesso ai familiari. A quel punto il compagno della madre si scaglia contro l’anestesista che ha dato la terribile notizia, lo stesso che assieme alla sua equipe ha cercato di salvare la piccola. Lo colpisce con una gomitata e una volta a terra ancora con una serie di calci, secondo quanto ricostruito dalla polizia. Il medico riporta un trauma cranico e ferite al volto, per una prognosi di venti giorni. L’aggressore viene denunciato.

«Atti di grave violenza», li definisce il direttore generale dell’azienda sanitaria San Filippo Neri, Domenico Alessio, non giustificati dal grande dolore dei familiari. «Siamo di fronte a una preoccupante escalation di violenza nei confronti di una categoria che, tra mille difficoltà, porta avanti, nella stragrande maggioranza dei casi, il suo lavoro con estrema professionalità e senza mai risparmiarsi», aggiunge Alessio sottolineando che «quel medico del Pronto Soccorso, con tutta l’equipe, ha tentato di salvare la piccola arrivata nella struttura in arresto cardiocircolatorio».

L’Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti, e l’Ordine dei medici di Roma si costituiranno parte civile contro l’aggressore dell’anestesista. «Basta criminalizzare la categoria», è l’appello dell’Anaao. Il Tribunale dei diritti del malato del Lazio invece denuncia la scarsa sicurezza degli ospedali romani, nei quali non ci sarebbero presidi sufficienti delle forze dell’ordine. Per l’Ordine dei medici episodi del genere sono da ricondurre ai tagli alla sanità. «Non si può tacere che il terreno di coltura in cui pressochè quotidianamente si perpetuano aggressioni verbali e fisiche trovi concime nel progressivo depauperamento del Servizio Sanitario pubblico», si legge in una nota. Secondo il capogruppo del Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino, i medici sono costretti a turni massacranti dall’assenza di personale, aumenta il rischio di errori – non è questo il caso – e la gente è esasperata. «Sono effetti collaterali delle misure devastanti adottate con il piano di riordino della rete ospedaliera e del blocco del turn-over».