Ballottaggio a Sora, derby nel centrodestra
L’eco dello scontro si sente già alle porte della città, appena fuori dalla superstrada che dall’Autostrada del Sole si insinua nel verde della Ciociaria. L’esuberanza di manifesti elettorali, sulle prime casette basse di Sora, 26 mila abitanti nel Frusinate, a un tiro dall’Abruzzo, la dice lunga. Non è solo una sfida locale. Nessuna lo è nel Lazio, dove i nodi della politica hanno scelto nei Comuni i loro pettini. È un massacro a colpi bassi, inciuci, lettere anonime, insulti, travasi di voti dal Pd al centrodestra. Al ballottaggio lo scontro è tra un candidato di Città Nuove (cioè la lista della governatrice Renata Polverini) contro un uomo del Pdl. Il primo si chiama Enzo Di Stefano, sindaco per un decennio, imprenditore. «Per strada lo chiamano ancora sindaco» dice un dipendente comunale, in piazza Santa Restituta, a due passi dal Municipio. I suoi manifesti si permettono il lusso di non riportarne neanche il nome per intero. Con lui c’è anche l’Udc, e nel Frusinate pesa. L’altro è Ernesto Tersigni, veterinario. Per lui Sora è diventata una passerella di big: Matteoli, Alfano, Cicchitto, Gasparri. Ex Udc, fu vicesindaco nella giunta di Francesco Ganino, delfino di Di Stefano. Il quale, a sua volta, non è ostile a Francesco Scalia, influente Pd locale di area cattolica, che però invece di appoggiare il candidato Pd ufficiale ne ha spinto un altro, sotto un simbolo ‘civicò. Risultato: sinistre devastate, al 20%. Con il Pd che se ufficialmente non ha dato indicazioni, dovrebbe però spostare i suoi voti sulla Polverini, cioè su Di Stefano, il male minore. Quel Pd che però è sprofondato, col suo simbolo, al 2,5%. Persino Berlusconi ci ha riso su, l’altra sera al telefono al comizio di Tersigni: «Pochi voti al Pd? A Sora ci sono gli italiani più intelligenti. Verrò per la tua festa – titolava La Provincia, il giornale locale – ma non invitare solo uomini!» E naturalmente, in città la febbre è salita. Per capirlo basta passeggiare lungo viale San Domenico o su Corso Volsci, tra le vetrine da grande città, i Suv, le scarpe lucide, le cravatte. È ricca, Sora. La sua Fiera è tra le più importanti del Centro-Sud, ma il denaro vero è nel manifatturiero tessile. Un salotto buono dove sono nati Vittorio De Sica, una pletora di parlamentari (tra cui Ermete Realacci), ma anche la popstar Anna Tatangelo. Nella ferocia, però, è provincia pura. Basta orecchiare nei bar nei pressi del Polo Universitario, dove Di Stefano ha installato il comitato, o di viale San Domenico, di fronte a quello di Tersigni. Qui si fuma e non si parla che della «lettera ciclostilata sparsa per la città» (firmata ‘Il vicino di casà) che, a dirla urbanamente, ha insinuato sospetti sulla condotta sentimentale del candidato Pdl. La brandiva Tersigni l’altro giorno, prima di entrare negli studi dell’emittente ciociara Extra Tv per un faccia a faccia con Di Stefano. «Una corrida – il commento di chi c’era, e lo racconta agli amici – Appena Di Stefano è sceso dall’auto, Tersigni gli si è avvicinato tutto rosso». È volata più di una considerazione sulle reciproche consorti e le loro attitudini e il faccia a faccia è saltato. Il tutto ad alimentare il chiacchiericcio di una città dove «la politica è tutt’altro che un passatempo» dice un negoziante di vestiti. Dove c’è chi propone paradossi e cinismo («Il Pd – si ragiona sulle panchine – dovrebbe votare per il Pdl, che può sempre spaccarsi, perchè altrimenti Di Stefano di sella non scende più»), chi fa la conta dei voti, chi commenta i manifesti. Ce n’è uno, di Di Stefano, col cartello ‘Sora-Frazione di Cassinò. Il riferimento è al presidente del Consiglio Regionale Mario Abbruzzese, cassinate e ‘tersignistà. Un vigile li guarda e dà di gomito: «E perchè, non è di Cassino pure Anna Formisano (politico di riferimento dell’Udc ciociaro, ndr) che sta in coalizione con lui?».