Microspia nell’ufficio della Polverini, indaga la Procura

Spiata con microspie e telecamere probabilmente per tenere sotto controllo gli atti decisi per il settore della sanità. È questo lo scenario che emerge dalla nuova spy-story, dopo quelle degli anni scorsi, che travolge la Regione Lazio e che questa volta vede come vittima la Governatrice Renata Polverini.
Nell’ufficio della Presidente della Regione Lazio, infatti, è stata scoperta una microspia ed una piccola telecamera. Sulla vicenda la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine per i reati di installazione abusiva di apparecchiature idonee ad intercettare ed interferenza illecita. Gli accertamenti, partiti da una denuncia dell’ufficio di gabinetto della Regione, sono coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi, capo del pool dei reati informatici della procura. Personale specializzato ha prelevato le cimici per effettuare analisi finalizzate ad accertare alla ditta costruttrice ed a chi le abbia collocate. Le apparecchiature erano ancora attive e quindi non riconducibili ad un’epoca precedente all’insediamento dell’attuale governatrice del Lazio. La stessa Polverini ha riferito che al momento del suo insediamento non è stata fatta nessuna bonifica degli ambienti e che il lavoro, a opera di una società esterna, è iniziato solamente sabato scorso. In tutto finora sono state ritrovate tre microspie e una videocamera. La governatrice nella sua stanza ha mostrato ai cronisti il materiale ritrovato: oltre alla microspia ancora installata nella presa di corrente nel suo ufficio, in una scatola di cartone è stata mostrata anche una telecamerina nera, grande quanto un pacchetto di cerini, e un’antenna. Ma perchè si è deciso proprio ora di avviare una bonifica degli ambienti? La risposta va ricercata nelle tantissime persone che avevano il badge per l’ingresso agli uffici. Da una serie di accertamenti, infatti, sono stati trovati ben 600 badge anonimi e, da verifiche sugli accessi all’intranet dell’ente, sono state riscontrate ben 1.200 password in più rispetto a quelle previste. I sospetti su chi possa aver avuto interesse a spiare la Presidente della Regione Lazio si stanno concentrano negli ambienti della sanità. La Regione, infatti, è in procinto di emettere settemila decreti per gli accreditamenti per le cliniche private e di definire i parametri che le strutture sanitarie devono avere per poter ottenerli. E proprio sulla riforma della sanità, causa piano di rientro, la Polverini ha dato una svolta politica ripetendo spesso: »Non guardo in faccia a nessuno«. Che sia la sanità ad essere sotto i riflettori lo ha detto senza mezzi termini anche la Governatrice: »da quando la nuova giunta si è insediata abbiamo avuto da subito l’idea che qualcuno potesse avere la possibilità di informarsi sui decreti della sanità. In decreti che firmavo anche a notte fonda la mattina dopo erano già alla conoscenza di altri«. Il sindaco di Roma ha dato la sua solidarietà alla Polverini sottolineando che »èstata violata la privacy delle istituzioni«. Sulla vicenda è intervenuto il vice presidente del Senato e commissario del Pd Lazio, Vannino Chiti, secondo il quale »la violazione degli uffici di una importante istituzione quale Š la Regione Lazio è un fatto grave e preoccupante«. Per il capogruppo del Pd nel consiglio regionale del Lazio, Esterino Montino, è una »vicenda dai contorni torbidi che va chiarita al più presto individuando gli autori materiali e i committenti dello spionaggio«.
Decreti sanitari firmati a notte fonda, ma già noti (a mezzo stampa e non solo) la mattina dopo: la presidente della Regione Lazio Renata Polverini non esclude alcun movente sul perché qualcuno avrebbe installato nel suo ufficio una microspia (e in altri ambienti persino una microcamera). Però un sospetto sembra averlo, e riguarda la sanità, un settore in cui è commissario ad acta, il fulcro di ciò che lei considera «la mia azione di rinnovamento» e il campo in cui ha più volte detto di essere pronta a «non guardare in faccia a nessuno».
Ci sono ben 7000 richieste di accreditamento da parte di strutture private ancora da evadere, e sebbene il Consiglio abbia già inserito una norma in bilancio, e altre ne varerà, la definizione dei criteri di qualità medico-prestazionale con i quali verrà o meno concesso l’accreditamento possono essere un punto sul quale ottenere qualche informazione in più in anticipo può essere risolutivo. Riguardo invece alla riorganizzazione dei posti letto, invece, i privati, ed è l’opposizione a non mancare mai di ripeterlo con decisione, sarebbero stati nel Piano di rientro favoriti rispetto al pubblico, e proprio le critiche alla mappa delle riconversioni (24 ospedali e 2800 posti letto circa) sono state negli ultimi mesi i loro cavalli di battaglia. In ogni caso non sono mancate da parte dei privati – vedi i casi del San Raffaele e del Santa Lucia, che forniscono prestazioni di riabilitazione – attacchi e manifestazioni di dissenso, spesso molto plateali. A poter disturbare qualche equilibrio, inoltre, può essere l’arrivo della Centrale unica degli acquisti, ancora non in piena attività, un organo regionale che stabilisce prezzi unici per le spese del materiale sanitario, che nelle intenzioni della governatrice dovrebbe garantire trasparenza e omogeneità nelle relative voci di bilancio. Ed è dunque proprio sulla sanità, sulla quale tuttora pesa un disavanzo estremamente rilevante, che si gioca la partita politica decisiva per Polverini, una sanità che già in passato arrivò alle ribalte della cronaca, anche giudiziaria, per le vicende legate a Lady Asl.
Che coincidenza: quando i destroidi sono in difficoltà, spuntano sempre fuori cimici, statuette o monumenti volanti, pugni sconosciuti, agguati misterioci.