‘Ndrangheta, 65 arresti nel Lazio. Carabinieri negli uffici dei comuni di Anzio e Nettuno

17/02/2022 di

Sono in corso perquisizioni da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma negli uffici comunali di Anzio e Nettuno, centri del litorale romano, nell’ambito dell’indagine che ha portato oggi all’arresto di 65 persone (39 in carcere e 26 ai domiciliari) e relativa ad una locale struttura ‘ndranghetista.

Le perquisizioni puntano ad acquisire elementi sull’infiltrazione dell’organizzazione nelle due amministrazioni e in particolare sull’attività legata allo smaltimento dei rifiuti.

CARABINIERI ARRESTATI. Ci sono anche due carabinieri tra le persone arrestate oggi dalla Dda di Roma nell’ambito di una maxindagine su una struttura ‘ndranghetista attiva sul litorale romano. I due sono accusati di avere fornito informazioni riservate agli appartenenti al clan. I due sono stati raggiunti da misura cautelare, uno in carcere e l’altro ai domiciliari. A uno dei due militari è contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa.

IL CLAN E LA DROGA. I clan della ‘ndrangheta puntavano a ‘colonizzare” il litorale romano, e per rafforzare il proprio potere sfruttavano la consolidata capacità di importare ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, per poi infiltrarsi nelle amministrazioni locali attraverso la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, da quello ittico alla gestione e smaltimento dei rifiuti. Le indagini dei carabinieri hanno consentito di ricostruire fra l’altro l’importazione di 258 chili di cocaina avvenuta nella primavera 2018, tramite un narcotrafficante colombiano, disciolta nel carbone e poi estratta all’interno di un laboratorio allestito a sud della Capitale. Parte della droga, circa 15 chili, è stata trovata in una valigia che era stata nascosta nell’abitazione della sorella di uno degli appartenenti al gruppo criminale. La ‘ndrina aveva anche in progetto di acquistare e importare da Panama circa 500 chili di cocaina nascosti a bordo di un veliero che in origine veniva utilizzato per regate transoceaniche. L’operazione è però saltata quando gli arrestati sono venuti a conoscenza di indagini proprio nei loro confronti. A capo dell’organizzazione, un ‘distaccamentò dalla ‘ndrina di Santa Cristina d’Aspromonte (Reggio Calabria), ci sarebbe Giacomo Madaffari e nel gruppo criminale figurano diversi appartenenti a storiche famiglie originarie di Guardavalle (Catanzaro), tra cui i Gallace, Perronace e Tedesco.

L’organizzazione si occupava anche di rifiuti: gli inquirenti hanno contestato ad alcuni indagati, la responsabilità della gestione abusiva di ingenti quantitativi di liquami che sarebbero stati scaricati nella rete fognaria comunale di Anzio, attraverso i tombini realizzati appositamente.