Scacco alla mafia a Sud di Roma, retata dei carabinieri

04/06/2019 di
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È di 31 arresti il bilancio dell’operazione dei carabinieri del Ros, coordinati dalla Dda di Roma, contro il clan Fragalà.

Tra gli arrestati, Francesco D’Agati considerato anziano boss mafioso di Cosa Nostra che, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo di mediatore per mantenere la «pax» tra gruppi criminali presenti sul quel territorio.

Per chi indaga il gruppo dei Fragalà avrebbe stipulato un patto «federativo» con i Casalesi, i Fasciani e Senese. Le indagini, durate due anni, sono state corroborate anche da riscontri di un collaboratore di giustizia e hanno consentito di ricostruire l’organigramma del clan.

Secondo le indagini ai vertici dell’organizzazione c’erano Alessandro Fragalà, di 61 anni, il nipote Salvatore di 41 anni, e Santo D’Agata 61 anni, che sarebbero stati in costante contatto con gli ambienti mafiosi catanesi sia per la gestione dei traffici illeciti sia per reclutare manodopera criminale per lo svolgimento dell’attività delittuosa nel Lazio.

LE INTERCETTAZIONI.  «Qua se c’è qualcuno che comanda sono i Fragalà e basta». È quanto afferma, in una intercettazione citata nell’ordinanza cautelare, Ignazio Fragalà arrestato dai carabinieri del Ros nell’operazione coordinata dai magistrati della Dda che ha portato all’emissione di una trentina di provvedimenti cautelari in carcere.

Nella intercettazione ambientale, che risale al 5 febbraio del 2016, l’esponente del clan mafioso attivo sul litorale romano afferma: «A Torvajanica abbiamo sempre comandato noi». In base a quanto scrive il gip Corrado Cappiello, il gruppo criminale puntava al controllo dell’attività commerciale sul territorio pontino al punto da mettere in atto intimidazioni nei confronti dei proprietari di una pasticceria che stava per aprire a Torvajanica nonostante che questi ultimi, secondo l’impianto accusatorio, avessero a loro volta contatti con la ‘ndrangheta.

In un’altra intercettazione Santo D’Agata, esponente dei Fragalà, si rivolge a Leonardo Guiderdone. «Ti do un consiglio e cerca di ascoltare, non aprire la pasticceria! È meglio per te. Tu hai voluto scavalcare Ignazio. O ci dai le chiavi oppure puoi aprire però sappi che all’indomani in poi tutto quello che ti succede siamo noialtri. Io ti sto solo dando un consiglio, poi decidi tu quello che vuoi fare».

“SE MIO FIGLIO TRADISCE, LO AMMAZZO”. «Io quando mi sento tradito da qualcuno, che potrebbe anche essere mio padre o mio figlio, io gli sparo. Dice ‘che ammazzeresti tuo figlio?’, ‘sì, sì, perché no? Se mio figlio cammina con me e facciamo il reato insieme e mi tradisce, io lo ammazzo». Sono le parole di Alessandro Fragalà intercettate dai carabinieri del Ros nel 2015 e citate nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma su richieste dei magistrati della Dda e che ha portato all’arresto di 31 persone.

IL TAVOLO DELLE MAFIE A ROMA. «Nella Capitale esiste un tavolo permanente tra le mafie, dove si siedono e si incontrano gli appartenenti di mafie diverse. Si tratta di un livello di aggregazione che non esiste in nessun’altra parte d’Italia». Lo ha detto il tenente colonnello anticrimine del Ros di Roma, Giovanni Sozzo, a margine della conferenza stampa sui 31 arresti eseguiti questa mattina nei confronti di persone legate al clan mafioso dei «Fragalà».