Arte a Roma, il ‘700 delle meraviglie
Le meraviglie dell’antichità classica nella Roma del XVIII secolo saranno in mostra dal 29 novembre a Palazzo Sciarra, dove il Museo Fondazione Roma inaugurerà i suoi nuovi spazi espositivi. Dall’Amorino Yussupov dell’Ermitage alla Minerva d’Orsay del Louvre, torneranno per l’occasione capolavori straordinari, fuoriusciti tre secoli fa dalla città eterna per andare ad arricchire le collezioni d’arte più prestigiose dell’epoca. Intitolata ‘Roma e l’Antico. Realtà e visione nel ‘700, la rassegna (organizzata con Arthemisia Group) è il frutto della collaborazione con i Musei Capitolini, i Musei Vaticani e l’Accademia Nazionale di San Luca. Un grande impegno congiunto che ha permesso ai curatori Carolina Brook e Valter Curzi di selezionare un nucleo di 140 opere allo scopo di analizzare quello che, nel secolo delle grandi scoperte archeologiche, fu il principale fattore della fama internazionale di Roma. Vale a dire l’antichità classica, il modello culturale universale di riferimento per le arti, l’erudizione e il gusto, che dalla capitale pontificia si diffuse in tutta Europa. Ecco dunque che a Palazzo Sciarra arriveranno prestiti eccezionali dalle più importanti istituzioni museali italiane e straniere, tra cui i musei romani, le Gallerie nazionali di Parma, Torino e Firenze, la Gipsoteca canoviana di Possagno, ma anche il Prado, il Louvre, il Victoria & Albert Museum, l’Archeologico di Dresda, l’Ermitage di San Pietroburgo e le Accademie reali di Londra e Madrid. Capolavori classici e opere settecentesche saranno messi a confronto nell’idea di restituire al visitatore la poderosa competizione che animò le arti nella Roma in quell’epoca. Tra i primi, saranno allestiti l’Apollo Citaredo e l’Erma di Pericle (Musei Vaticani), la Flora e l’Eros Capitolini, la Musa e la Testa di Serapide (il Prado), l’Athena Lemnia (Kunstsammlungen di Dresda) e la Minerva d’Orsay, eccezionalmente prestata dal Louvre quale raffinato esempio di restauro con integrazioni coeve. La fortuna dell’antico nel ‘700 sarà invece documentata dai maggiori artisti del tempo che in quelle suggestioni trovarono un motivo privilegiato d’ispirazione: Antonio Canova, con le sculture Venere e Adone (dal Museo e Gipsoteca di Possagno) e Amore Alato (noto come Amorino Yussupov dall’Ermitage), Jacques Louis David con l’esemplare nudo accademico di Ettore, realizzato a Roma e ora conservato a Montpellier, Anton Raphael Mengs, con il Parnaso (Ermitage) e il notissimo ‘falso anticò Giove bacia Ganimede della Galleria di Palazzo Barberini. Ancora, Giovanni Battista Piranesi, qui nell’inedita veste di mercante di antichità, con il monumentale Vaso, sempre dall’Ermitage, acquistato dall’Imperatrice di Russia Caterina II, affiancato ai raffinati manufatti Volpato e Wedgwood, tanto ricercati dai viaggiatori del tempo. Tra le altre opere esposte, quelle di Carlo Albacini, Pompeo Batoni, Jean Antoine Houdon, Angelica Kauffmann, Giovanni Paolo Panini, Giacomo Quarenghi, Luigi Valadier, Gaspar Van Wittel. Mentre novità assoluta della mostra sarà la ricostruzione virtuale (di Stefano Borghini e Raffaele Carlani) dei perduti interni della Domus Aurea , che, sterrata per la prima volta solo tra il 1758 e il 1769 grazie a papa Clemente XIII, sbalordì il mondo con il lusso dei suoi ornamenti.