Madri detenute con figli, a Roma la prima casa famiglia

11/02/2015 di
carcere-latina-generica-48976876222

carcere-latina-generica-48976876222Presto a Roma verrà inaugurata la prima casa famiglia protetta per ospitare le detenute madri e i loro figli. Parola dell’assessore capitolino ai Servizi sociali, Francesca Danese, che ha partecipato alla conferenza stampa indetta dal presidente della Consulta Penitenziaria, Lillo Di Mauro, insieme all’associazione “A Roma Insieme” per presentare il progetto «La casa di Leda». Un modello pilota che poi potrebbe essere replicato nelle altre regioni italiane.

Il progetto è stato elaborato dallo stesso Di Mauro con un raggruppamento di realtà associative impegnate nella promozione della genitorialità in carcere e dei diritti dei bambini figli dei detenuti per dare attuazione alle legge 62 del 2011 che le case famiglia le ha previste, senza fino ad oggi nessun risultato concreto. «Stiamo già valutando due strutture – ha annunciato Danese – che potrebbero essere idonee. Roma si vuole distinguere per essere una città che tutela i diritti e che anticipa i bisogni, tanto che questo progetto per la casa famiglia protetta verrà inserito all’interno del nuovo piano strategico del mio assessorato per il rispetto dei diritti umani».

«Il motto che contraddistingue la nostra associazione – ha detto Gioia Passarelli, presidente di A Roma Insieme, che opera nella sezione nido del carcere romano di Rebibbia – è che nessun bambino varchi più la soglia del carcere. Leda Colombini, la fondatrice dell’associazione a cui è stato intitolato il progetto, fin dall’inizio della sua battaglia si è dedicata al raggiungimento di questo obiettivo: l’istituzione di case famiglia protette dove i bambini possano vivere insieme alle loro madri, ma senza subire le privazioni, e la mortificazione di crescere tra mura circondate da sbarre alle finestre».

Nel Lazio c’è la percentuale più alta di presenze femminili in carcere: 408 su una popolazione complessiva di 5.600 detenuti. Le donne rappresentano il 4 per cento della popolazione carceraria nazionale. Solo a Rebibbia, però, c’è un nido. Non nel carcere di Civitavecchia né in quello di Latina.

Attualmente le donne detenute a Rebibbia con i loro figli sono 18 (la capienza massima prevista è di 20) quasi tutte rom, con 18 bambini. La maggior parte ha pochissimi mesi, il più grande sta per compiere tre anni.