Aprilia, operai uccisi dall’acido: quattro indagati e azienda sequestrata

31/07/2014 di
fabio-lisei-roberto-papini

fabio-lisei-roberto-papini«Fabio Lisei e Roberto Papini di 44 e 42 anni, i due operai morti lunedì scorso all’interno dello stabilimento Kyklos di Aprilia sarebbero stati uccisi da esalazioni di acido solfidrico». A sostenerlo è l’avvocato Angelo Di Silvio, legale della Mira, l’azienda di Orvieto per la quale le due vittime lavoravano e che in subappalto, effettuava il trasporto del percolato dallo stabilimento di compostaggio pontino alla discarica.

Di Silvio cita i risultati dei prelievi esaminati dall’Arpa Lazio che, consegnati ieri in procura a Latina, hanno fatto scattare il sequestro cautelare dello stabilimento e l’iscrizione nel registro degli indagati quattro persone: il rappresentante legale e il responsabile della sicurezza della Kyklos, il rappresentante legale della Eco 2000, azienda appaltatrice, e il responsabile legale della Mira, azienda subappaltatrice.

«All’interno del sito di discarica, secondo i dati dell’Arpa – dichiara Di Silvio – vi è una altissima concentrazioni di acido solfidrico. Ieri ho presentato istanza di sequestro dello stabilimento che in poche ore è stato eseguito per evitare ulteriore pericolo a danno dell’ambientale e della salute pubblica. Al momento si stanno eseguendo autopsie su corpi dei due lavoratori all’interno della camera mortuaria di Latina, e successivamente si effettueranno analisi tossicologiche su tessuti dei vestiti e sugli organi delle vittime per valutare la tossicità della sostanza che hanno respirato causandone la morte. Avevano in dotazione ciò che serviva loro per trattare materiale non pericoloso come il percolato. Le indagini dovranno far luce sul perché si sono ritrovati a contatto con acido solfidrico in una concentrazione tale da uccidere solo al primo respiro. Infatti, secondo la ricostruzione, uno degli operai è morto direttamente sulla cisterna, il secondo, invece, accortosi del malore avuto dal collega è stato ucciso dalle esalazioni mentre saliva sulla scaletta per raggiungerlo, stramazzando al suolo. Pochi dubbi – continua l’avvocato della Mira, la ditta tra l’altro proprietaria del mezzo – su cosa essa possa aver trasportato nei giorni precedenti. L’azienda ha tracce satellitari che dimostrano che il mezzo è stato impiegato il venerdì precedente per fare lo stesso lavoro, il fermo di sabato e domenica per essere poi reimpiegata il lunedì della tragedia».