DI LIEGRO, 10 ANNI FA MORIVA GIGANTE DELLA SOLIDARIETA’

11/10/2007 di
Dieci anni fa, il 12 ottobre 1997, al San Raffaele di Milano, stroncato da una crisi cardiaca legata a un diabete ingestibile, moriva don Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas diocesana romana, alla quale diede tutto l’impulso della propria passione e dedizione. Guidandola per 17 anni, ne fece il simbolo del volontariato cattolico romano.

 
Era nato a Gaeta il 16 ottobre 1928, ultimo di otto figli, in una famiglia molto modesta di pescatori e emigranti, e anche suo padre Cosmo tentò più volte di emigrare negli Usa. Intorno ai dieci anni entrò nel seminario del Santuario romano del Divino Amore e il 5 aprile 1953, sotto Pio XII, venne ordinato sacerdote. Ispirandosi alla revisione di vita nella scia della Gioventù
operaia cristiana, nell’estate 1958, visitava numerosi emigrati italiani nelle miniere di carbone in Belgio. Tornato in Italia iniziava il suo servizio nella borgata Acilia, all’epoca una delle zone più degradate di Roma. Intorno alla prima metà degli anni Sessanta, sotto Paolo VI, su iniziativa del vicario
cardinale Clemente Micara, don Di Liegro avviava il centro pastorale per l’animazione della comunità cristiana e i servizi socioricreativi. 
Forte di una conoscenza diretta delle periferie romane in mutamento, don Di Liegro, nel febbraio 1974, coordinava il convegno «Attese di giustizia e di carità » nella diocesi romana, un evento con echi internazionali. Don Di Liegro
favoriva anche un incontro semiriservato tra il vicario Ugo Poletti e l’on. Aldo Moro, interessato a cogliere le conseguenze politiche di quelle assise. Quattro anni più tardi, ancora sotto Paolo VI, don Di Liegro firmava un appello per la salvezza di Moro ostaggio delle Brigate rosse.
 
Nella fase iniziale del pontificato di papa Wojtyla, don Di Liegro, nel 1979, diventava il primo direttore della Caritas diocesana romana. Era un crescendo di iniziative a favore di immigrati, malati di Aids, ex protagonisti degli anni di piombo che sovente alimentavano polemiche roventi; don Di Liegro, suo malgrado era diventato una sorta di sindaco-ombra. Era sempre pronto a dire pubblicamente cosa non funzionava, criticando politici e amministratori di ogni colore politico, per difendere e garantire i diritti degli stranieri e dei poveri. Questo gli costò minacce, critiche e offese, come quella di un tassista che un giorno non lo fece salire sulla sua macchina, perchè non sopportava che difendesse gli immigrati. Per la difesa degli immigrati ebbe anche un avviso di garanzia per truffa ai danni della provincia di Roma e maltrattamenti nei confronti di alcuni immigrati ospiti di un albergo. Venne però subito prosciolto.
 
Godeva della fiducia di papa Wojtyla per il quale scrisse diverse tracce per il Te Deum di fine anno.  La morte, poco prima di compiere 69 anni, lasciò nel cassetto diversi suoi progetti.  L’ex sindaco di Roma, il comunista Ugo Vetere, fu visto per mezz’ora col braccio appoggiato sulla bara di don Di Liegro, al
centro pastorale ‘Gianò, nella borgata di Acilia, a lui affidato. I funerali di don Di Liegro, il 15 ottobre 1997, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, unificarono uomini della curia romana, politici di tutti i partiti, ex terroristi,
volontari e numerosi poveri. Alla morte di don Di Liegro, è sopravvissuta una fondazione internazionale che porta il suo nome. Per il decimo anniversario della morte il cardinale vicario Camillo Ruini celebrerà una messa di suffragio in San Giovanni in Laterano, alla quale partecipano membri della Caritas e rappresentanti di altre associazioni di volontariato.