Latina, indiani come schiavi: dopati per lavorare più a lungo nei campi

16/05/2014 di
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Trattati come schiavi, costretti a lavorare nei campi sotto il sole per 12 ore al giorno, pagati 4 euro l’ora nel migliore dei casi, vittime di violenze, vessazioni, incidenti sul lavoro mai denunciati e “allontanamenti” facili per chi tenta di reagire. È l’inferno dei braccianti indiani della comunità sikh dell’agro pontino che per sopravvivere ai ritmi massacranti e aumentare la produzione dei “padroni” italiani sono costretti a doparsi con sostanze stupefacenti e antidolorifici per reggere il carico di fatica e attutire stanchezza e dolore.

La denuncia è contenuta in un dossier realizzato dall’Associazione In Migrazione Onlus, presentato oggi a Latina. Una forma di doping vissuta con vergogna e praticata di nascosto perché contraria alla loro religione e cultura, oltre che severamente contrastata dalla propria comunità, ma per alcuni l’unico modo per sopravvivere ai ritmi di lavoro imposti, insostenibili senza quelle sostanze. Giornate che cominciano alle prime ore dell’alba e proseguono fino a sera senza sosta: lavoratori piegati sui campi a raccogliere ortaggi, caricare cassette, preparare il terreno per la piantumazione, e senza alcuna precauzione per le sostanze chimiche usate in agricoltura, spesso nell’illegalità, comunque sfruttati e ridotti a volte al silenzio.

Un lavoro usurante, anche 7 giorni su 7, sotto il sole cocente come sotto la pioggia. Il Rapporto – frutto di interviste rivolte ai braccianti della comunità Sikh, la seconda d’Italia per dimensioni e rilievo – avanza l’ipotesi che le sostanze dopanti, probabilmente più d’una, sarebbero vendute al dettaglio anche da alcuni indiani, molti dei quali recentemente arrestati in diverse operazioni delle forze dell’ordine. Ma dalle storie che “In Migrazione” ha raccolto emerge che il ‘trafficò è saldamente in mano a italiani senza scrupoli e spregiudicati variamente organizzati con collegamenti, probabilmente, anche con l’estero.

NUOVI SCHIAVI. La richiesta di forza-lavoro non qualificata e facilmente reperibile da impiegare come braccianti nella coltivazione delle campagne ha incentivato la migrazione e convinto molti sikh a stabilizzarsi nelle provincia di Latina. Secondo le stime della Cgil la comunità arriva a contare ufficialmente circa 12.000 persone, sebbene sia immaginabile un numero complessivo intorno alle 30.000 presenze. Migliaia di ‘nuovi schiavì – riflette ancora il dossier – che vivono una condizione inimmaginabile per una società che si definisce civile e un Paese democratico, peraltro in un’area come quella che circonda il Parco Nazionale delCirceo, luogo di villeggiatura della ‘Roma benè, della politica e dell’imprenditoria. Un’area dove la presenza delle mafie è radicata anche nel mondo agricolo e imprenditoriale, che vede spesso dominare il lucroso business delle ecomafie, favorito da intimidazioni a istituzioni, imprenditori, forze dell’ordine e a magistrati, si consolida con metodi antichi e violenti la nuova schiavitù. A subirla una comunità che per cultura, religione e indole risulta accogliente, pacifica e dedita al lavoro, che subisce in silenzio lo sfruttamento cui è sottoposta, che auspica l’intervento delle Istituzioni per fermare un sistema che implicitamente, e a volte esplicitamente, impone sostanze dopanti ai suoi nuovi schiavi, con danni alla salute, alla dignità personale, all’identità e integrità dell’intera comunità.

È evidente – osservano gli autori del dossier – come in provincia di Latina sia prioritaria un’azione decisa di controllo del territorio e di repressione dei reati connessi allo sfruttamento dei braccianti. Ciò garantirebbe la salvaguardia dei lavoratori Sikh da un lato e degli imprenditori agricoli virtuosi schiacciati dalla concorrenza sleale fondata sul neo-schiavismo dall’altro. Interventi che andrebbero a minare seriamente il nuovo mercato di sostanze dopanti partendo dal ‘vertice della piramidè. Ma alle azioni repressive – sottolinea l’associazione – è necessario affiancare misure di positiva inclusione sociale. Una comunità ancora totalmente isolata, senza servizi se non quelli garantiti dal volontariato e dai sindacati. Apprendimento della lingua italiana, conoscenza e fruizione dei servizi sanitari, anagrafici e sociali rappresentano ancora, troppo spesso, un miraggio. Un isolamento che contribuisce fortemente al dilagare dello sfruttamento che vede i Sikh spesso impossibilitati a reagire, a pretendere il rispetto dei propri diritti e della propria dignità. Eppure la Provincia di Latina potrebbe candidarsi a essere un laboratorio virtuoso di inclusione sociale, trasformando i suoi bellissimi territori da aree di sfruttamento ad aree di diritti e dignità sociale. Ragionare su un’azione coordinata dei tanti attori in campo – conclude il Rapporto – permetterebbe una strategia complessiva ed efficace. Contrasto dell’illegalità e dello sfruttamento sul lavoro, servizi territoriali per l’inclusione sociale, agricoltura competitiva che si basi sulla qualità dei prodotti unita al rispetto dei diritti umani, lotta alle eco-mafie e alle varie frodi alimentari: questi gli elementi ineludibili da coordinare per cambiare le condizioni di vita dei braccianti Sikh dell’Agro pontino, per sanare una ferita sociale e culturale incompatibile con un Paese come l’Italia.

  1. Sono italiano e per colpa di questi indiani vengo pagato meno di quattro euro al giorno. Se si drogano sono affari loro. Lo fanno anche quanto non lavorano. Basta recarsi a Borgo Hermada.

  2. I lavoratori dei campi non hanno nessuna tutela, la forte concorrenza dei derelitti che vengono sbarcati in Italia e il silenzio delle istituzioni che fanno la figura delle 3 scimmiette ”io non vedo, io non parlo, io non sento”.
    Il Paese è fatto di chiaccheroni al potere, intrecciati a filo doppio tra di loro e con le mafie che sono sempre un pezzo di loro, basta che il portafoglio sia pieno!

  3. Come sempre si guarda ai diritti degli stranieri e non a quelli degli Italiani.
    Se gli stranieri non sono contenti di tutto cio’ perche’ non tornano alle loro nazioni?
    GLI ITALIANI GUADAGNANO LA STESSA SOMMA E NESSUNO SI PREOCCUPA DI LORO( riferito ai giornali e ai politicanti). Questo non fa notizia?
    Secondo poi, se guadagnano cosi’ poco come fanno a comprare la droga?

    Facciamoci delle domande serie per favore.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E scrivete delle cose serie !!!!!!!! Questi sono articoletti fatti da principianti!!!!!!!!!!!

  4. singh si è finto indiano ed ha postato un commento razzista per aizzare l’odio,la tua vita è triste e senza dignità!

  5. Io vengo pagato 5 euro l’ora, ma lavoro al massimo 5 ore.
    4 euro l’ora sono una miseria per una persona che deve pagare l’affitto, fare la spesa, pagare l’assicurazione e le bollette.. Ma per gli IMMIGRATI CLANDESTINI sono a conti fatti 600-700 euro puliti al mese. Molti di questi indiani (che nonostante tutto reputo comunque dei gran lavoratori) vivono in 20 dentro un APPARTAMENTO, divindendo in 20 l’affitto; non hanno spese, non pagano uno straccio di tassa!
    Ovviamente non generalizzo, molti sono regolari e pagano come pagano tutti gli italiani.
    In ogni caso la colpa è degli imprenditori locali: Danno 3-4 euro agli immigrati piuttosto che pagare un prezzo maggiore agli italiani. Gli immigrati si accontentano per i motivi che ho esposto, mentre noi ci rifiutiamo perchè giustamente quella è una paga da fame.
    PS: tempo fa chiesi di lavorare in una serra. Volevano pagarmi 3,20 l’ora.. una giornata di lavoro sarebbe fruttata una ventina d’euro, più o meno.

  6. Che bella guerra tra poveri…aizzata dagli italiani ovviamente!!

  7. X Wolf81. Se state male in Italia, ritornate al vostro paese. Nessuno vi rimpiangerà