Aprilia, 16enne si getta dalla finestra della scuola dopo una delusione d’amore

28/04/2014 di
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Un ragazzo di 16 anni è precipitato, questa mattina, dalla finestra del secondo piano del liceo Meucci di Aprilia.

Secondo le prime informazioni il ragazzo si sarebbe gettato giù dopo una discussione con una ragazza, ipotesi sul quale stanno lavorando i carabinieri. Il giovane è caduto da un’altezza di circa tre metri. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che lo hanno trasportato in codice rosso alla clinica di Aprilia. Il ragazzo ha riportato un trauma cranico.

I compagni, ascoltati dai carabinieri, hanno confermato di aver visto il giovane litigare con la fidanzata prima del gesto. Nessuno tuttavia ha avuto la percezione delle intenzioni del ragazzo che sembra aver agito in maniera imprevedibile.

LO PSICHIATRA: GIOVANI SEMPRE PIU’ FRAGILI. Giovanissimi italiani “sempre più fragili. Tanto che il suicidio in questa fascia d’età è la seconda causa di morte. Non è un caso che sono in aumento nel nostro centro le segnalazioni di ragazzi che hanno manifestato intenzioni suicide o hanno alle spalle tentativi di suicidio. Ebbene, è importante dire che in questi casi si può fare molto. E se a volte, come nell’episodio di Aprilia, si parla di delusione d’amore, all’origine di questi gesti non c’è mai solo un cuore spezzato, ma piuttosto una vulnerabilità consolidata”.

Parola di Maurizio Pompili, direttore del Servizio per la prevenzione del suicidio dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, che evidenzia «la particolare fragilità di questi adolescenti», alla notizia di un ragazzo di 16 anni che è precipitato dalla finestra del Liceo Scientifico Antonio MeuccI, sembra dopo una lite con la fidanzatina. In questi casi «si punta subito il dito sulle delusioni d’amore, ma la verità è che le abbiamo sperimentate tutti, senza arrivare a tentare il suicidio. Chi lo fa ha alle spalle una vulnerabilità consolidata. Sta emergendo in questi anni – dice Pompili all’Adnkronos Salute – una maggiore fragilità degli adolescenti, legata a una serie di fattori. Penso alla disgregazione della rete familiare, che non vuol dire solo divorzio o separazione, ma piuttosto ridotto periodo di tempo che i genitori per anni passano insieme ai figli, a volte fin da quando sono molto piccoli. Bambini e adolescenti, invece – evidenzia – hanno bisogno dell’azione lenitiva di madre e padre per imparare a gestire paura, delusione, ansia. È come quando un bimbo piccolo va dal medico o in pronto soccorso: è agitato, si dimena, piange e mulina gambe e braccia; se la mamma è sicura, lo abbraccia, gli dà certezze, dopo un po’ il bambino si calma. La presenza dei genitori è fondamentale», afferma l’esperto, in barba ai sostenitori del “tempo di qualità”.

E se gli adolescenti oggi appaiono allo psichiatra particolarmente fragili, «non mancano esempi di tentativi di suicidio a 13 e addirittura a 10 anni». Sotto accusa ci sono anche «l’abuso di sostanze, un comportamento che va oltre il provare qualcosa tipico di quell’età, e il fatto che i ragazzi oggi non sono stati abituati a fronteggiare le frustrazioni e le delusioni».

Nell’era dei rapporti virtuali, dei social e dei genitori assenti, «tutto sembra possibile. Poi ti scontri con i primi no, e questi sembrano muri invalicabili. Non c’è ancora maturità affettiva, ma neanche l’impulso a chiedere aiuto a una figura di riferimento». Così, i giovanissimi spesso si trovano da soli. Se in Italia si contano circa 4 mila suicidi l’anno in persone di ogni età, per ogni vittima si stimano 10 tentati suicidi. «Un gesto come quello di chi tenta di uccidersi – prosegue – non arriva di solito del tutto inatteso. Ci sono segnali importanti, da non sottovalutare mai: oltre all’abuso di sostanze, anche i cambiamenti nel sonno, nell’appetito e nel comportamento sono da tenere d’occhio. Ma anche crisi di rabbia e disperazione, un umore altalenante con guizzi improvvisi, una chiusura repentina», elenca Pompili, che invita a non ignorare eventuali minacce o annunci degli adolescenti. «Quando si tratta di morte, le parole non vanno mai sottovalutate».