Nucleare, Pd: Basta visite ristrette, da Sogin vogliamo risposte

16/04/2014 di
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“Non è certo con le pur doverose visite istituzionali ristrette e con gli inviti selezionati ad alcuni parlamentari che la  SOGIN può tranquillizzare l’ opinione pubblica pontina rispetto ad un doppio processo  – quello del decommissioning e quello dello stoccaggio-  che coinvolge la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia del territorio”. L’accusa parte da Luigi Di Mambro del Pd.

“Già per il sito del Garigliano – scrive Di Mambro – dove non vi è stata la dovuta trasparenza nelle informazioni,  SOGIN vede  sotto inchiesta il proprio responsabile per le operazioni di dismissione. Il procedimento è aperto presso la Procura della Repubblica di  S. Maria Capua Vetere ( n. 9664/12 Ruolo generale notizie di reato), e le ipotesi di reato sono preoccupanti ipotizzandosi la violazione del D. L.vo n. 230 /95 che prevede rigorose cautele nelle procedure e nella esecuzione degli appalti, con l’ obiettivo di evitare contaminazione da radionuclidi. La Regione Lazio ha opportunamente approvato nell’ Agosto dello scorso anno la Deliberazione n. 261 / 2013  -“Istituzione del Tavolo della Trasparenza”-  il cui obiettivo è quello di mettere in rete e verificare le informazioni di SOGIN con una pluralità di soggetti istituzionali ed associazioni ambientaliste, così da rendere effettiva la trasparenza appunto delle operazioni di bonifica e dismissione, così come quelle sugli accumuli volumetrici nelle operazioni di stoccaggio. Occorre riunire il “Tavolo della Trasparenza”  – come già sollecitato dai consiglieri regionali del Lazio  Enrico Forte, Rosa Giancola e Cristiana Avenali-  perché l’ iniziativa della Regione Lazio è più efficace ed affidabile rispetto a quanto possa emergere dagli inviti circoscritti di SOGIN ad alcuni deputati”.

E’ proprio ed anche quest’ ultimo profilo  – lo stoccaggio delle scorie ai vari livelli di radioattività –  che desta interrogativi in considerazione della visita “ristretta” avvenuta a Borgo Sabotino nel sito ENEL. Al di là degli interrogativi già sollevati nel corso degli anni sull’ammontare dei costi collettivi delle operazioni di realizzazione del nuovo deposito ( per il solo sito di Latina  si è parlato di 10 milioni e la cifra è circoscritta al deposito e non anche al decommissioning), occorre ottenere assicurazioni da SOGIN sul fatto che Latina ed il Garigliano siano esclusi dai possibili luoghi di realizzazione del “Deposito Unico Nazionale” aggiunge Di Mambro.

“Un’ altra risposta non fornita da SOGIN riguarda il concetto di “stoccaggio temporaneo”, visto che il Deposito Unico è ancora tutto da individuare e da realizzare, e che i due siti di Latina e Garigliano  sono sedi di stoccaggi volumetrici di scorie radioattive molto consistenti se rapportate ai circa 90.000 metri cubi di materiale radioattivo esistente su scala nazionale. Occorre infine assicurare reale trasparenza ed assoluta legalità nelle operazioni di stoccaggio, per evitare un altro caso giudiziario come quello del Garigliano”.