Fecondazione eterologa, trenta richieste a Latina

14/04/2014 di
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 «Un fatto increscioso, ma una situazione estremamente rara e nella sua rarità quasi irripetibile, grazie alle norme che abbiamo attualmente, che sono le più rigide d’Europa». Definisce così il caso del sospetto scambio di embrioni avvenuto all’ospedale Pertini di Roma un esperto del settore, Rocco Rago, direttore dell’Unità operativa di andrologia e fisiopatologia della riproduzione e banca dei gameti dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina.

Al Pertini, assicura Rago, «lavorano ottimi professionisti che conosco personalmente. Sulla vicenda bisognerà far luce, ma non metterei in allarme nessuno, nè le coppie nè gli operatori. Allo stato attuale è possibile farsi un’idea solamente dai giornali, ma tutti riportano ipotesi diverse e appunto solo ipotesi. Sappiamo solo che la donna ha eseguito un’indagine genetica. C’è stato un errore nella refertazione da parte del genetista, come ha subito giustamente ipotizzato il professor Novelli? O uno scambio di embrioni? Bisognerà aspettare gli ispettori per saperlo».

Per quanto riguarda l’accreditamento dei centri di Pma nel Lazio, «è una questione puramente formale -dice Rago- perchè una struttura pubblica è già in generale autorizzata a operare e fra l’altro il Lazio ha messo in moto un meccanismo per rendere ancora più attuabile il tutto. Che ci sia un’autorizzazione specifica regionale è solo un atto amministrativo in più, ma ci sono regole nazionali vigenti».

Al centro di Latina sono già arrivate poi «una trentina di richieste di informazioni sulla fecondazione eterologa. Anche in questo caso non è una cosa semplicissima, e il modo per rendere operativa nella prassi l’eterologa credo vada enunciato da un punto di vista amministrativo e medico-legale. Siamo ritornati alla vecchia normativa dove si poteva fare solo nei centri privati, o la Consulta ha decretato che si può fare ovunque? Per quanto riguarda Latina, comunque, abbiamo una banca di gameti per pazienti oncologici in cui congeliamo spermatozoi e ovociti. Se domani la Regione ci dirà che possiamo operare e come possiamo farlo, da un punto di vista tecnico siamo più pronti di altri», conclude.