INCASSAVANO BONIFICI INPS CON DOCUMENTI FALSI
Oltre 50 bonifici di arretrati pensionistici destinati ad anziani, prestazioni a sostegno del reddito, sussidi di disoccupazione, per un valore complessivo
superiore ai 110 mila euro sono stati riscossi per circa un anno da una banda di truffatori – cinque uomini e una donna, tutti pregiudicati – seguendo le indicazioni di un funzionario Inps, Giovanni Manna. La truffa è stata scoperta dalla Polizia postale, coordinata dalla Procura di Napoli, che ha arrestato i
sette per truffa, ricettazione, falsità materiale, sostituzione di persona, a seconda delle posizioni.
superiore ai 110 mila euro sono stati riscossi per circa un anno da una banda di truffatori – cinque uomini e una donna, tutti pregiudicati – seguendo le indicazioni di un funzionario Inps, Giovanni Manna. La truffa è stata scoperta dalla Polizia postale, coordinata dalla Procura di Napoli, che ha arrestato i
sette per truffa, ricettazione, falsità materiale, sostituzione di persona, a seconda delle posizioni.
Questo il meccanismo della truffa come ricostruito dagli agenti della polizia postale diretti da Maurizio Mascipinto: dopo essersi procacciati i mandati di pagamento in originale sottraendoli al circuito postale nel lasso di tempo tra la
spedizione e il recapito, la banda – composta da napoletani – con la complicità del funzionario dell’ Inps di Napoli, si procurava i dati personali dei beneficiari e predisponeva documenti di identità falsi con la loro foto originale. Le
riscossioni avvenivano in uffici postali di Napoli, Caserta, Latina e varie altre città.
spedizione e il recapito, la banda – composta da napoletani – con la complicità del funzionario dell’ Inps di Napoli, si procurava i dati personali dei beneficiari e predisponeva documenti di identità falsi con la loro foto originale. Le
riscossioni avvenivano in uffici postali di Napoli, Caserta, Latina e varie altre città.
I cittadini attendevano inutilmente il bonifico e, soltanto dopo molti colloqui con addetti dell’Inps, scoprivano l’illecito. Per riscuotere la somma occorreva dunque attendere almeno un anno. L’istituto di previdenza sociale, invece, era
costretto a pagare due volte la stessa cifra: la prima veniva incassata dalla banda, la seconda dal legittimo destinatario. La Polizia postale ritiene che la banda sia incardinata in una struttura più ampia, facente capo a clan camorristici.
costretto a pagare due volte la stessa cifra: la prima veniva incassata dalla banda, la seconda dal legittimo destinatario. La Polizia postale ritiene che la banda sia incardinata in una struttura più ampia, facente capo a clan camorristici.
Il pm della procura di Napoli, Aldo Ingangi, ha detto in conferenza stampa che, oltre agli arrestati, nell’ indagine sono coinvolte altre tre persone nei confronti delle quali non sono stati emessi provvedimenti restrittivi. Alle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche, ha collaborato l’Inps. Il rappresentante dell’ispettorato centrale, Silvio Salvio, ha spiegato che «dal 2006 è stata imposta la localizzazione, l’obbligo di andare a riscuotere le prestazioni a sostegno del reddito, il sussidio di disoccupazione o le pensioni solo presso uffici postali prestabiliti». Questo ha limitato la possibilità di
truffe.
truffe.
Il TG Lazio ha detto anche che si sospetta che costoro siano vicino a clan della camorra..
Nei prossimi giorni ne sapremo di pi
.. il terreno dove si muove la camorra