Al concerto di Renato Zero un video girato a Latina

Punta a stupire, da gran cerimoniere, Renato Zero, nel suo ‘Amò tour, uno show in piena regola che ha preso il via al Palalottomatica di Roma, dove resterà per un mese con quindici spettacoli previsti, numero record per la struttura capitolina.
Gli elementi ci sono tutti: un’orchestra di trentaquattro elementi in total look white, un gruppo di ballo che accompagna i brani più ritmati, con le coreografie di Bill Goodson. Sulle note di ‘Vizi & desiderì, infatti, hanno ballato con movenze ammiccanti, senza perdere nulla in eleganza, in mutande, mentre il mega schermo sullo sfondo rimandava immagini di buchi di serrature.
Altro elemento ‘marchio di fabbricà di Renato Zero, sono i costumi. Molti e variopinti quelli indossati durante le oltre due ore di concerto, realizzati per l’occasione dalla maison Cavalli e da The One di Gabriele Mayer. L’effetto è amarcord per il pubblico che, di fatto, aspettava il ritorno in grande stile dell’artista a tre anni dall’ultimo album. Renato Zero indulge sui coat lunghi, sulle piume (con moderazione) e sulle paillettes. Non sono più le stravaganze sartoriali degli anni ’70, peraltro in mostra nel palazzetto ma rivisitazioni pacate che danno un effetto in linea con la ormai consolidata sobrietà del personaggio.
Nel gioco di rimandi tra passato e presente è forte il richiamo al tempo che passa. Le «sessanta atmosfere», come ha definito la sua età costringono Zero ad un bilancio e la capacità di emozionare da un palco, in fondo, lo aiuta, ad esorcizzarne l’impatto ma, a sentir lui, il fil rouge dell’evento, in fondo, è tutto nel titolo dell’album e del tour, perchè «l’amore è quello che conta». Lo spettacolo non ha deluso il pubblico di appassionati, riscaldatosi soprattutto per i cavalli di battaglia ‘Barattò, ‘Il Cielò, ‘Triangolò e ‘Il carrozzonè.
Un pubblico al quale il cantate ha proposto anche tutti i 14 brani dell’ultimo album ‘Amò, non lontano, per stile, dalla produzione precedente. Giocando con i rimandi di una scenografia eccentrica a forma di un enorme specchio da camerino, Zero non ha perso l’occasione per restare sull’attualità con la clip girata da Alessandro D’Alatri nel carcere femminile di Latina che ha accompagnato il brano ‘Un’apertura d’alì, composto da Gian Carlo Bigazzi. Altro momento ad alto tasso di emotività è stato il ricordo di Lucio Dalla, con la canzone ‘Lù. E poi l’ironia inedita rivolta al capo dello Stato, «se Napolitano non ha fatto me cavaliere del lavoro, almeno dia un riconoscimento alle mie canzoni», ha detto.
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