Omicidio Vaccaro, il tribunale acquisisce i referti dell’ospedale

09/04/2013 di
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Il tribunale ha disposto l’acquisizione di nuovi documenti sul caso dell’omicidio di Matteo Vaccaro. Lo scrive il quotidiano Il Messaggero.

Ieri, nella nuova udienza del processo, sono stati ascoltati numerosi testimoni della difesa, tra i quali anche uno degli operatori del pronto soccorso in servizio la sera del delitto.

Stranamente il teste ricordava ben poco di quanto accaduto, nonostante si sia trattato di un omicidio così grave. Ha però descritto la procedura ordinaria che si segue in casi simili, specificando che tutti i passaggi sono registrati in un software di refertazione medica. La difesa, a questo punto, ha chiesto di poter acquisire tutti i file necessari a ricostruire i fatti. L’avvocato Domenico Oropallo ha avanzato l’istanza al tribunale che ha accolto dopo aver ascoltato le motivazioni. Si vuol capire, in particolare, se Vaccaro è arrivato al pronto soccorso già senza vita, se e come è stato spogliato, se è stato sottoposto a tentativi di rianimazioni. Il tutto soprattutto per comprendere quale livello di contaminazione esterna possano aver subito il cadavere e i vestiti indossati dalla vittima. Tra i testimoni ascoltati c’erano anche i genitori di alcuni imputati i quali hanno risposto alle domande tra i tanti «non ricordo».

Il presidente della Corte d’Assise, Pierfrancesco De Angelis, ha insistito molto su una frase intercettata in carcere e pronunciata in diverse occasioni da alcuni degli arrestati: «Peruzzi è un infame». Il giudice ha chiesto spiegazioni ai genitori che avevano raccolto questa dichiarazione, in particolare la mamma di Francesco Roma, ma nessuno ricordava a cosa si riferisse. Altri vuoti di memoria che hanno lasciato visibilmente perplessi i giurati.

Ascoltati anche due amici dell’imputato Matteo Ciaravino i quali hanno riferito di essere andati, la sera del delitto, a vedere insieme a lui la partita del Latina che si giocava in notturna allo stadio Francioni. Dopo la partita hanno riferito di aver visto Ciaravino andare via a piedi. Un amico di Gianfranco Toselli, un altro dei sei imputati, ha invece detto di aver ricevuto una telefonata dell’amico che gli chiedeva di andarlo a prendere perché era rimasto a piedi. Una volta in auto, stando al testimone, Toselli non gli avrebbe raccontato nulla di quanto accaduto quella sera, neanche il motivo per cui era rimasto a piedi. Ascoltato anche il capitano dei carabinieri, Camillo Meo, il quale ha illustrato l’intervento dei militari sul luogo del delitto, al parco Europa, precisando che molte attività furono effettuate dalla polizia. Prossima udienza il 15 aprile, la sentenza è prevista entro la fine di maggio.