Rifiuti romani a Latina, il Tar blocca il decreto Clini

Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministro dell’Ambiente Clini che ha permesso al commissario per l’emergenza rifiuti di individuare quattro impianti dove destinare la spazzatura di Roma.
Gli impianti che secondo il piano dovevano ricevere i rifiuti della Capitale, evitando così l’emergenza nella capitale, sono quelli di Albano laziale (Roma), Viterbo, Colfelice e Castelforte (Latina). In ottemperanza al decreto del ministro Clini il 15 gennaio scorso il commissario Goffredo Sottile aveva individuato i quattro impianti per trattare i rifiuti indifferenziati di Roma, Fiumicino, Ciampino e Stato del Vaticano.
CLINI: DECISIONE ASSURDA. Si tratta di una decisione incomprensibile. Così il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, commenta in una nota la decisione del Tar del Lazio che ha sospeso il suo decreto che permetteva al commissario per l’emergenza rifiuti di individuare quattro impianti dove destinare la spazzatura di Roma. Non posso credere che il Tar abbia consapevolmente deliberato di proseguire in una pratica sanzionata da una procedura di infrazione comunitaria e contraria alla legge» commenta il ministro che aggiunge: «Ricorrerò immediatamente al Consiglio di Stato». Inoltre, «faccio presente che gli accertamenti svolti dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, che sono organo di polizia giudiziaria, possono essere contestati solo attraverso una querela di falso». In particolare il ministro ricorda che «la Commissione Europea ha aperto nel 2011 (2011/4021) una pesantE procedura di infrazione contro l’Italia a causa del conferimento nella discarica di Malagrotta di rifiuti urbani indifferenziati».
Per evitare il conferimento di rifiuti non trattati, si legge nella nota, il ministero dell’Ambiente ha promosso due azioni principali: l’incremento della raccolta differenziata e del recupero dei rifiuti urbani, al fine di raggiungere entro due anni gli obiettivi stabiliti dalla legge (65%), con la sottoscrizione del Patto per Roma, firmato in data 4 agosto 2012 dalla Regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma; la piena utilizzazione degli impianti nella Regione Lazio per il trattamento meccanico biologico (Tmb) e per il recupero energetico dei rifiuti, con il decreto del 7 gennaio 2013 in attuazione della legge 228 del 2012 (legge di stabilità)«. Entrambe le iniziative, aggiunge il ministro, «sono finalizzate a ‘fronteggiare la situazione di grave criticità nella gestione dei rifiuti urbani nella Provincia di Romà richiamata dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 22 luglio 2011, e dalla legge 228 del 2012. Il decreto del 7 gennaio 2013 ha individuato gli impianti di Tmb e quelli per la valorizzazione energetica dei rifiuti utilizzabili sulla base della capacità residua comunicata ufficialmente dalla Regione Lazio il 24 dicembre 2012».
Successivamente, «a causa della contestazione dei dati della Regione da parte delle provincie di Frosinone, Latina e Viterbo, il ministro dell’Ambiente ha disposto un accertamento da parte del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (Noe) per accertare l’effettiva capacità degli impianti ed il loro funzionamento». Con un rapporto del 1 febbraio 2013, sottolinea Clini, «i Noe hanno comunicato che nel 2012, la capacità dei Tmb di Roma è pari a 935.000 tonnellate/anno. Considerando il volume totale dei rifiuti della capitale (depurato del 30% di raccolta differenziata), la quantità di rifiuti da trattare risulta pari ad almeno 1.400.000 tonnellate/anno, ovvero oltre 450 mila tonnellate in eccesso rispetto alla capacità dei Tmb della provincia di Roma».
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