MILITARI UCCISI, L’OMAGGIO DI NAPOLITANO

19/05/2010 di

Una mano poggiata su una bara, avvolta nel
tricolore. Poi su un’altra. Una scena vista purtroppo ormai tante volte. Il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si commuove all’aeroporto di
Ciampino dove è andato ad accogliere e a rendere omaggio alle salme dei due alpini
uccisi in Afghanistan. Sono stati entrambi promossi oggi al grado superiore, il
sergente maggiore Massimiliano Ramadù, 33 anni di Cisterna, e il caporale maggiore scelto Luigi
Pascazio, di 25.

Straziante il dolore dei familiari. Il C130 dell’Aeronautica atterra alle 9. Le bare vengono portate a spalla dai loro
commilitoni del 32/o Genio di Torino. Un picchetto rende gli onori, viene suonato il Silenzio.
L’ordinario militare, Vincenzo Pelvi, benedice le salme.

Napolitano, accompagnato dal consigliere militare Rolando Mosca Moschini, si stacca
dalla fila dei parenti e delle autorità e si ferma davanti alle bare. Le tocca,
rimane un paio di minuti in raccoglimento. Poi tutti si accodano ai feretri, un breve
corteo fino ai due carri funebri. Sono presenti il presidente del Senato Schifani,
quello della Camera Fini, il ministro della Difesa La Russa, il sottosegretario alla
presidenza del Consiglio Letta, vari parlamentari tra i quali Gianfranco Paglia, il
parà ferito in Somalia e da allora su una sedia a rotelle. Schierati anche tutti i
vertici militari.

Affranti i parenti. Il dolore più incontenibile quello della mamma del giovane
Pascazio. Sorretta da una soldatessa per tutto il tempo si abbandona a un pianto
disperato e a grida di strazio quando la bara viene messa nel carro funebre. È allora
che il capo dello Stato le si avvicina per confortarla, con parole rotte dalla
commozione.

Da Ciampino all’istituto di medicina legale per l’autopsia, ordinata dalla procura
di Roma che indaga sull’attentato.
Indagini che, a quanto si è appreso, questa volta potrebbero aver imboccato una pista
precisa. Il team di investigatori inviato sul posto avrebbe raccolto indizi
importanti dai resti dell’ordigno impiegato (si parla di una ‘carica cavà) e
dall’esame del ‘Lincè saltato in aria, che consentirebbero di risalire alla
provenienza dell’esplosivo e, secondo indiscrezioni, anche ad alcuni degli autori
dell’attentato.

Un attacco avvenuto in un’area che si conferma caldissima.
Ieri, a meno di 24 ore e a soli 35 chilometri di distanza, i militari americani di
Isaf hanno ingaggiato una lunga e violenta battaglia con un folto gruppo di ‘insortì,
uccidendone ‘numerosì, a colpi di mortaio e lanciando due ordigni di precisione sulle
postazioni talebane. Nessun civile ferito.

Nel pomeriggio è stata aperta la camera ardente allestita nell’ospedale del Celio,
dove è ricoverato il caporal maggiore Gianfranco Scirè, 28 anni, ferito
nell’attentato. «È sereno» e le sue condizioni non destano preoccupazione. Ed oggi
vengono definite ‘buonè anche quelle del caporale Cristina Buonacucina, 27 anni,
sottoposta ieri in Germania ad un lungo e delicato intervento chirurgico di
stabilizzazione per le vertebre fratturate. Il colonnello medico Roberto Bramati, del
Celio, ha spiegato che è lucida e che «gli arti hanno mantenuto sensibilità e
capacità motoria». Il padre e il fratello sono partiti oggi da Foligno per starle
vicino.

Cittadini e autorità hanno fatto visita alla camera ardente.
Tra gli altri, il presidente Schifani – «i vostri figli sono eroi del nostro Paese e
sono morti per la pace», ha detto ai parenti – e il ministro La Russa: «i militari
stessi – ha spiegato ai giornalisti – ci chiedono di non vanificare l’impegno che
hanno profuso in Afghanistan» Domani alle 10 i funerali solenni nella basilica di
Santa Maria degli Angeli, a Roma. Poi quelli in forma privata nelle città dove vivono
le famiglie di Ramadù e Pascazio, Cisterna di Latina e Bitetto (Bari).