AFGHANISTAN, ERA DI CISTERNA UNO DEI SOLDATI MORTI

17/05/2010 di

massimiliano_ramaduSi era sposato l’11 luglio 2009, Massimiliano Ramadù, 33 anni di Cisterna, uno dei due militari rimasto ucciso in Afghanistan, e solo pochi mesi dopo era partito per la missione. La moglie, Annamaria Pittelli, era rimasta a Cisterna, con i genitori. «Massimiliano era uno sportivo, una persona solare»: così lo ricorda il cugino della mamma, Luciano Massimiani, sceso dall’appartamento della signora Ramadù, a Cisterna di Latina, per parlare a nome della famiglia.


Luciano ha raccontato che Massimiliano amava il suo lavoro. Si era sposato con la moglie Annamaria in Calabria nello stesso anno in cui era arrivato per lui il trasferimento a Torino. Quando Massimiliano è partito per l’Afghanistan, lei è tornata a vivere a Cisterna. Chiusi nel silenzio i genitori, Cesare Ramadù e Laura Massimiani. Il loro appartamento di Via Paliani è presidiato da Carabinieri e militari: il papà ha avuto un malore ed è stato necessario l’intervento di un’ambulanza.

MASSIMILIANO ERA PREOCCUPATO. «Massimiliano era preoccupato e dispiaciuto di dover partire, non voleva lasciare sua moglie, con cui era sposato da un anno. Per questo a marzo era sceso da Torino, dove viveva con lei, per accompagnarla a Cisterna di Latina dai suoi genitori». Luciano Ramadù, zio di Massimiliano, aggiunge: «Quando l’abbiamo saputo abbiamo provato un forte dolore. Stiamo provando ad avvertire anche suo fratello, che fa il militare a Modena. Ancora non ci sembra vero quello che è successo». «L’ultima volta che ho visto mio nipote è stato a marzo – ricorda lo zio di Massimiliano – Era venuto a Cisterna per salutare la sua famiglia prima di partire per l’Afghanistan. Era un bravo ragazzo, si era fatto da solo. Già aveva partecipato a un’altra campagna in Afghanistan, ma questa volta gli dispiaceva dover partire».

IL SINDACO. «È un dolore che ci coinvolge tutti, una ferita aperta per la città di Cisterna». Così il sindaco di Cisterna, Antonello Merolla, commenta la morte di Massimiliano Ramadù, morto stamattina in Afghanistan. Il sindaco stamani ha avuto contatti con il sindaco della città pugliese di cui era originario l’altro militare rimasto ucciso, e ha incontrato i familiari della vittima: i genitori di Massimiliano e la moglie. Domani alle 17 è stato convocato un consiglio comunale straordinario, al quale sono stati chiamati a partecipare anche il prefetto di Latina, il presidente della Provincia e la presidente della Regione: sarà dichiarato il lutto cittadino dopo i funerali di Stato di Massimiliano Ramadù. Il sergente era nato a Velletri l’8 febbraio 1977, aveva abitato a Cisterna di Latina fino al luglio scorso per poi trasferirsi a Torino. Ramadù era sposato dal 2009 con Annamaria Pittelli. I suoi genitori, Cesare Ramadù e Laura Massimiliani, vivono ancora a Cisterna di Latina assieme ai due fratelli gemelli di Massimiliano, Franco e Carlo.

I VICINI DI CASA. «Era come un figlio, non è possibile…». Dino Rinetti e Silvia Zandon piangono così il sergente Massimiliano Ramadù. «Gli avevamo affittato l’appartamento qui accanto lo scorso giugno – raccontano in lacrime – e a luglio si erano sposati. Erano due bei ragazzi, siamo sconvolti». Il militare viveva con la giovane sposa, Annamaria Pittelli, di 31 anni, al settimo piano di un palazzo di fronte alla caserma del suo reggimento, il 32/o Genio Guastatori. «Prima che partisse – rivela la signora Zandon – gli avevo chiesto più di una volta se era obbligato al andare in Afghanistan. Ma lui era un ragazzo preciso, che amava il suo lavoro, e non ci avrebbe mai rinunciato».

LE VITTIME. I due soldati italiani del contingente Isaf impegnato in Afghanistan sono rimasti uccisi e altri due gravemente feriti. L’attacco è avvenuto nella zona di Herat, nel Nord-Est del Paese. I quattro erano a bordo di un mezzo militare quando è esploso un ordigno. I feriti sono stati trasportati nell’ospedale da campo di Herat. Le due vittime sono il sergente Massimiliano Ramadu di 33 anni, di Cisterna, e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, di 25 anni, della provincia di Bari.

POLVERINI. «La morte di due nostri soldati in Afghanistan ci riempie di tristezza e ci addolora profondamente. Esprimo cordoglio mio e della Regione Lazio alle famiglie dei nostri connazionali, orgoglio del nostro Paese per il contributo prezioso che ogni giorno offrono per portare la pace e la democrazia nel mondo». Lo afferma il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. «Rivolgo inoltre – conclude – i più sentiti auguri di pronta guarigione ai due militari feriti. Siamo vicini a tutti i nostri soldati impegnati nelle missioni di pace».

LA DINAMICA. I quattro militari (due sono rimasti feriti) erano a bordo di un blindato Lince in una colonna di 130 veicoli diretti verso la località di Bala Murghab quando è esploso un ordigno rudimentale (ied) ad altissimo potenziale, di quelli usati spesso per attacchi contro le forze internazionali in Afghanistan. I feriti sono stati immediatamente portati all’ospedale da campo di Herat con elicotteri di ISAF e rientreranno in Italia il prima possibile. Le salme di Ramadù e Pascazio saranno rimpatriate mercoledì. 

LA MISSIONE. I militari italiani coinvolti nell’attentato erano tutti inquadrati nel 32esimo reggimento genio guastatori della brigata alpina Taurinense e nel contingente italiano in Afghanistan erano inseriti nella task-force genio, unità tra i cui compiti c’è quello di controllare e bonificare gli itinerari percorsi dalle pattuglie e dai convogli militari. Il loro blindato occupava la quarta posizione di una colonna  di cui facevano parte anche soldati spagnoli, afgani e statunitensi, per complessivi 400 uomini. Gli automezzi erano partiti da Herat e dovevano portare rinforzi alla task force alla base di Colombus. L’esplosione è avvenuta a 25 chilometri di distanza da Bala Murghab. Il fatto che fossero presenti militari di diverse nazionalità ha indotto il ministero della Difesa a diffondere una nota di precisazione per sottolineare che non si è trattato di un attacco specifico all’Italia.  

24 ITALIANI MORTI. Con i due uccisi oggi sale a 24 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan dall’inizio della missione, nel 2004. Di questi la maggioranza è rimasta vittima di attentati, altri invece sono morti in incidenti, alcuni anche per malore.  Allo stato attuale i soldati italiani impiegati nella regione occidentale dell’Afghanistan sono circa 2.800. Dal prossimo mese di giugno arriveranno circa mille uomini, rinforzi decisi dal governo nell’ambito della nuova strategia fortemente voluta dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e approvata dalla Nato.