STUDIO NEGLI OSPEDALI DEL LAZIO SUL RISCHIO TROMBOSI
Trombosi venosa profonda (tvp) delle gambe ed embolia polmonare (ep) sono patologie diffuse, ma di difficile diagnosi clinica, perchè spesso asintomatiche e silenti. I medici infatti riescono ad accorgersi della tvp solo nel 20% dei casi. È per questo che circa 30 ospedali del Lazio, su proposta e organizzazione dell’Associazione per la terapia delle malattie metaboliche e cardiovascolari (Amec), inizieranno a fine giugno uno studio per verificare la percezione che i medici dei reparti di medicina d’urgenza e medicina interna hanno del rischio di tromboembolismo venoso.
Gli esperti riuniti oggi all’ospedale Fatebenefratelli hanno illustrato i dettagli di questo progetto. «La raccolta dati avverrà in una sola giornata – spiega Giovanni Maria Vincentelli del Fatebenefratelli – nei reparti di medicina interna e d’urgenza di circa 30 ospedali del Lazio. Ci aspettiamo di analizzare i dati su un totale di 800 pazienti, ricoverati da almeno 36 ore». L’indagine sarà suddivisa in tre fasi. Nella prima si raccoglieranno i dati, facendo compilare ai medici per ogni paziente una scheda che raccoglie tutti i fattori di rischio di queste patologie. Entro 4 settimane verranno inviate le schede, dopo di che per due mesi si procederà all’analisi e alle conclusioni. La percezione del rischio da parte del medico sarà calcolata in base alla frequenza di prescrizione di terapia anticoagulante. «Il problema – conclude Vincentelli – è che la prevenzione in ambito medico è molto limitata, anche perchè ci sono linee guida di trattamento diverse a seconda degli ambitì. Senz’altro i pazienti con scarsa mobilità sono quelli più a rischio».