Frodi sull’Iva, cinque arresti
Un’evasione Iva da 37 milioni e mezzo per un giro d’affari nascosto al Fisco per oltre 187. Quattro gli imprenditori arrestati nell’operazione ‘Machiavellì di Guardia di Finanza e Agenzia delle dogane di Rimini.
Per tutti le accuse vanno dall’associazione per delinquere specializzata in ‘frodi carosellò all’emissione di fatture inesistenti e all’utilizzo di fatture false.
Per poter abbattere i prezzi di oltre il 20%, il gruppo, che secondo gli investigatori della Gdf faceva capo ad Ausili, aveva creato una rete di società, che da San Marino passava in Austria, Regno Unito e poi in Italia.
La merce, in prevalenza prodotti informatici, veniva acquistata da una società italiana che la rivendeva ad una sammarinese che a sua volta la cedeva ad un’altra austriaca e poi ad un’inglese. Infine la merce tornava in Italia ‘ripulità dal costo dell’Iva e, con prezzi da concorrenza sleale.
I profitti, accumulati in quattro anni, derivavano dagli indebiti rimborsi e dal riconoscimento di inesistenti crediti di Iva, grazie al sistema delle cosiddette ‘frodi carosellò.
La rete che si appoggiava su aziende fittizie, fatte fallire ad arte ed in tempo utile per evitare i controlli della Guardia di Finanza e delle Dogane, poteva contare su collaboratori e prestanome, che spesso risultavano i beneficiari anche delle società estere. Un’indagine imponente durata due anni, con 26 aziende coinvolte e 27 persone denunciate.
Oltre alle ordinanze di custodia, il tribunale di Rimini, come richiesto dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, ha anche disposto il sequestro preventivo di beni equivalenti ai 37,4 milioni di euro evasi. Sequestrate 7 ditte, quote societarie di 47 società, e anche una trentina di auto, tra cui Bentley e Porsche. Recuperati fino ad ora circa 20 milioni di euro.