CROLLO VENTOTENE: GEOLOGI, EVENTO IMPREVEDIBILE

21/04/2010 di

La morte delle due ragazze romane per la frana sull’isola di Ventotene porta con sè, il giorno dopo, gli interrogativi di sempre: se la tragedia fosse in qualche misura prevedibile, se si poteva evitare. Chi conosce bene la mappatura dell’isola dell’arcipelago pontino sono gli studiosi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Federico II di Napoli, anni fa impegnati in uno studio della natura geologica di quel territorio.


«Abbiamo effettuato una mappatura litologica, vulcanologica dell’isola di Ventotene 10-15 anni fa – ricorda il professor Enzo Morra, direttore del Dipartimento -. In particolare il lavoro venne fatto dal professor Lucio Lirer. Ma questi studi vengono fatti a livello accademico, senza collegamento con un utilizzo immediato, ma solo, appunto, per lo studio della storia geologica di una certa zona». Altre frane avevano investito Ventotene in anni recenti, provocando anche feriti, mentre l’isola più importante dell’arcipelago, Ponza, aveva vissuto in passato tragedie come quella di ieri. Si poteva allora evitare la nuova tragedia? «Questi eventi purtroppo sono assolutamente imprevedibili – prosegue Morra -. Avvengono perchè le onde del mare arrivano sulla spiaggia e provocano erosione. Ora, in situazioni come questa, dove esistono queste falesie, cioè questi alti muri di rocce, l’acqua erode e il costone tende a retrocedere. A un certo punto però la falesia non riesce più a retrocedere e cade, semplicemente per la forza di gravità».

C’è pericolo che il fenomeno possa ripetersi in altri arcipelaghi della stessa conformazione geologica? «Oltre all’arcipelago pontino, le cui isole sono tutte di origine vulcanica tranne Zannone, abbiamo situazioni simili, ad esempio, a Procida e a Ischia, su quest’ultima isola sulla spiaggia di Maronti – dice Morra -. Sono zone che infatti monitoriamo in maniera continua, e le cui pareti proteggiamo anche con reti, e tuttavia questo non ha impedito in passato il verificarsi, anche lì, di qualche tragedia. Poi possiamo dire che le Eolie, essendo anche quell’arcipelago di formazione vulcanica, sono soggette allo stesso pericolo. Ma anche tutta la zona della costiera sorrentina e amalfitana registra periodicamente delle frane. E infine possiamo dire che persino Capri non è esente dal rischio». Cosa si può fare per evitare il ripetersi delle catastrofi naturali degli ultimi mesi come gli smottamenti in provincia di Messina o a Ischia, fino a quella più recente? «È fondamentale – conclude Morra – non accorgersi dell’emergenza solo in occasione delle tragedie ma intervenire con la prevenzione quotidiana. E questo non vale solo per le zone vulcaniche, ma per tutte quelle a rischio idrogeologico».

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