FASTWEB, LUCA BERRIOLA NON RISPONDE AL GIP

04/03/2010 di

Respinge le accuse l’avvocato Paolo Colosimo, uno dei 56 destinatari di ordinanze di custodia cautelare emesse dalla magistratura romana nell’ambito dell’inchiesta sul presunto maxiriciclaggio di due miliardi di euro. Colosimo, difeso dal collega Giosuè Naso, si è costituito il 2 marzo scorso dopo alcuni giorni di latitanza. Nell’interrogatorio di garanzia tenutosi oggi davanti al gip Aldo Morgigni, ha rivendicato la liceità dei suoi rapporti con l’ex senatore Nicola Di Girolamo e con l’imprenditore Gennaro Mokbel negando di essere una sorta di trait d’union tra i due e la ‘Ndrangheta.

Secondo l’accusa, Colosimo, dopo un incontro a Isola Capo Rizzuto con Franco Pugliese (ritenuto vicino alla cosca degli Arena), avrebbe avuto un ruolo determinante per la definizione del piano di raccolta del voto tra gli emigrati calabresi in Germania in favore di Di Girolamo. Non solo, nell’ordinanza di custodia si sostiene che il penalista si sarebbe attivato anche per il riciclaggio dei proventi illeciti della cosca degli Arena. L’avvocato Naso ha annunciato che ricorrerà al tribunale del riesame per sollecitare la revoca della misura restrittiva.

 

Davanti ai pm romani è comparso inoltre un altro detenuto, il maggiore della Guardia di Finanza, Luca Berriola, già in servizio presso il comando di tutela della finanza pubblica e per 4 anni in servizio a Terracina, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti volevano sentirlo in merito a riscontri all’ipotesi accusatoria emersi da alcune testimonianze. Berriola, che al gip Morgigni, nell’interrogatorio di garanzia del 23 febbraio scorso, aveva respinto le accuse, è accusato di aver agevolato il rientro dall’estero di un milione e mezzo di euro dell’organizzazione criminale transnazionale sgominata dalla procura di Roma.

Berriola è indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e reati fiscali per avere fatto rientrare dall’estero 1,5 milioni tramite una serie di false fatturazioni a carico della Broker Management, società panamense che opera nel settore delle telecomunicazioni. Berriola avrebbe percepito un compenso pari a circa il 2,5% del capitale effettivamente recuperato.

Quanto a Colosimo, secondo i pm avrebbe istigato Berriola, con altri, a commettere il reato e, quale difensore della famiglia Arena, sarebbe stato ideatore e istigatore dell’operazione che ha portato alla elezione a senatore di Di Girolamo. Anche l’avvocato romano è indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all’evasione fiscale, nonché per falsa intestazione di beni e per una serie di reati contro l’esercizio del diritto di voto, aggravati dal metodo mafioso.

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