CRIMINALITA’, IL VESCOVO: INACCETTABILE PROVOCAZIONE

30/01/2010 di

«Una inaccettabile provocazione», così il vescovo di Latina, monsignor Giuseppe Petrocchi ha definito l’escalation di violenza che ha investito la città.
Tra lunedì e martedì, infatti, si sono registrati un tentato omicidio, nei confronti di Carmine Ciarelli, 48 anni, e due omicidi che rappresentano la “risposta” all’agguato e nei quali sono stati uccisi Massimiliano Moro, 45 anni e Fabio Buonamano, 34.

Per il vescovo questi episodi «debbono costituire una ulteriore spinta a scandagliare meglio le ragioni, prossime e remote, che spiegano il radicamento e l’espansione nel nostro territorio di questi gruppi criminali». Secondo monsignor Petrocchi «occorre la rapida messa in opera di risposte concrete, che consentano di agire efficacemente sulle condizioni di degrado che alimentano le condotte trasgressive. Bisogna -ha aggiunto- lasciare da parte le pur legittime diversità, per ritrovarsi insieme sotto una sola bandiera: quella della verità, della legalità e della partecipazione fattiva». Il vescovo sottolinea come «la comunità cristiana avverte forte la preoccupazione che questi tristi episodi abbiano ripercussioni negative sulle giovani generazioni, alimentando il rischio delle false emulazioni» e che dalle parrocchie arrivano segnali di «un aumento del senso di inquietudine e di insicurezza percepita nella popolazione».

IL COMUNICATO DEL VESCOVO

DI LATINA-TERRACINA-SEZZE-PRIVERNO

 

I tragici fatti di questi giorni – che hanno visto il ripetersi, nella città di Latina, di efferati omicidi, pianificati e attuati con spietata ferocia – hanno profondamente scosso i cittadini e aperto una ferita non facile da rimarginare. La Chiesa Pontina guarda con accorata apprensione a questa impressionante successione di fatti criminosi, che hanno sconvolto la vita tranquilla e laboriosa di questa Città. Ogni omicidio rappresenta un gravissimo colpo inferto all’intero corpo sociale: costituisce, perciò, un evento traumatico che scuote la pubblica opinione e suscita interrogativi angosciati. La situazione che si riesce ad intravedere dietro questi fatti delittuosi non appare semplice: richiede analisi articolate e complesse, che rifuggono da giudizi affrettati e superficiali.

Le domande che si rincorrono nella coscienza personale e collettiva sono tese a capire più precisamente “cosa” è avvenuto (cioè, la trama esatta che collega gli eventi), “perché” è accaduto “così” e nel nostro ambiente, “come” insieme dobbiamo reagire per contrastare efficacemente questa patologia mortale che sta aggredendo il nostro sistema sociale. Stando alle ultime informazioni date dalla stampa, sembra che la matrice vada ricercata in una faida tra gruppi malavitosi locali. Questa interpretazione non sminuisce tuttavia la gravità di ciò che è avvenuto, perché si è trattato in ogni caso di una crudele prova di forza di alcuni spezzoni del malaffare locale, diventati, nel giro di pochi anni, violenti e assassini. Tali bubboni vanno non solo circoscritti, ma estirpati. In queste circostanze, che offendono ed indignano la popolazione pontina, la Comunità ecclesiale esprime cordiale stima e pieno sostegno alle Istituzioni e alle Forze dell’Ordine, nella fondata certezza che saranno in grado di neutralizzare i nuclei delinquenziali autori di questi orribili episodi di sangue.

Gli eventi dolorosi di questi giorni rappresentano una inaccettabile provocazione e debbono costituire una ulteriore spinta a scandagliare meglio le ragioni, prossime e remote, che spiegano il radicamento e l’espansione nel nostro territorio di questi gruppi criminali.

Ma non basta adottare decise misure di contrasto e di prevenzione per la tutela della sicurezza collettiva; occorre, anzitutto, lavorare più in profondità nella formazione morale e civile delle coscienze, per promuovere quei valori cristiani e umani che sostengono la crescita robusta di una ordinata e prospera comunità sociale: sono, infatti, le buone convinzioni condivise e i comportamenti etici consolidati che immunizzano l’organismo sociale e lo rendono capace di neutralizzare questi nuclei tumorali che lo attaccano. Tale azione educativa esige la progettazione e la rapida messa in opera di risposte concrete, che consentano di agire efficacemente sulle condizioni di degrado che alimentano le condotte trasgressive. I problemi debbono essere chiamati per nome e affrontati a viso aperto, se si vuole evitare il verbalismo sterile e lo sdegno sincero ma inoperoso: se mancano diagnosi coraggiose (quindi, intere e senza sconti) non è possibile adottare le terapie adeguate. Né va dimenticato che, quando è necessario, bisogna ricorrere a cure energiche, non escluse quelle “chirurgiche”. Ogni indolente rinvio nell’applicazione delle opportune decisioni favorirebbe una cronicizzazione del male e una dilatazione delle zone infette. Ciò richiede che l’intera collettività ecclesiale e sociale si compatti in un’unità più convinta, più alta e più forte. Di fronte a questi fatti traumatici, la Comunità pontina è chiamata a sottoporsi, senza anestetici, ad una seria verifica, per scoprire le proprie debolezze e trovare le risorse adatte a superarle. E’ inutile illudersi: le “vampate” emotive e le soluzioni improvvisate non bastano, occorre elaborare progetti intelligenti, audaci ed incisivi. Queste sfide si vincono solo attraverso il consolidamento di “convergenze solidali”, che chiedono l’apporto di tutti, nessuno escluso. Mai come in queste circostanze bisogna lasciare da parte le pur legittime diversità, per ritrovarsi insieme sotto una sola bandiera: quella della verità, della legalità e della partecipazione fattiva.

In particolare, la Comunità cristiana avverte forte la preoccupazione che questi tristi episodi abbiano ripercussioni negative sulle giovani generazioni, alimentando il disorientamento etico, il rischio delle false emulazioni e l’affievolimento della convinzione che valga la pena di faticare per costruire un mondo più bello. In questo quadro sociale, i “sensori ecclesiali” – costituiti, in particolare, dal reticolo delle Parrocchie – segnalano nella popolazione un aumento del senso di inquietudine e di “insicurezza percepita”.

Come sempre, ma soprattutto in questi sofferti frangenti, la Chiesa Pontina si impegna ad essere lievito evangelico nel nostro ambiente, offrendo la propria sincera collaborazione alla costruzione del bene comune; prega per le vittime, come anche per la conversione dei mandanti e degli esecutori di questi orrendi delitti; spera nella forza sanante della coesione tra tutte le componenti sociali che hanno a cuore i valori della giustizia e della fratellanza; crede nella inesauribile spinta al meglio che viene dalla comunione; esprime sentita prossimità a tutti coloro che, in prima fila, sono impegnati nella lotta alla criminalità e si spendono con generosità per garantire a tutti un’esistenza pacifica e serena.

Il Signore, che sa trarre il bene anche dal male, ci insegni a trasformare in una opportunità di maturazione sociale anche il passaggio di queste “nuvole oscure”, che gettano ombre cupe sulla vita della nostra magnifica terra. Non abbiamo dubbi: solo l’amore, cristiano ed umano, vince davvero, perché solo l’amore sconfigge il peccato e costruisce l’unità: e questo amore, di cui è ricca la nostra gente, riuscirà – ne siamo certi – a debellare il buio provocato da tali malvagità e farà risplendere, ancora di più, il sole accogliente della solidarietà pontina.

† Giuseppe Petrocchi